Che gli amici cinesi diventino più italici!
  2016-05-26 17:16:48  cri

Cinitalia incontra Franco Cutrupia, presidente della Camera di commercio italiana in Cina

La Camera di Commercio italiana in Cina - CCIC è l'unica associazione di imprenditori italiani in Cina formalmente riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico italiano e del Ministero degli Affari Civili cinese. Conta circa seicento associati ed è presente in Cina con cinque sedi, rispettivamente a Beijing, Chongqing, Guangzhou, Shanghai e Suzhou. I soci della Camera sono tutti italiani - le leggi della R.P.C. non permettono infatti l'associazione delle aziende locali - attivi in diversi settori, dalla meccanica alla moda, dall'agroalimentare ai servizi e così via. La CCIC organizza seminari info-formativi, eventi di promozione e networking, eventi di business matchmaking e le varie attività rispondono ai trend del mercato, allo sviluppo strategico della struttura e nascono nel continuo confronto con la base associativa. La Camera è inoltre impegnata - unitamente all'Ambasciata d'Italia in Cina e alla rete consolare, all'Agenzia ICE e all'Istituto di Cultura - nella realizzazione di obiettivi condivisi e concordati tra i Governi dei nostri due Paesi. In questa intervista il presidente della CCIC Franco Cutrupia condivide con Cinitalia le sue opinioni sul ruolo cruciale che la CCIC sta giocando nelle relazioni sino-italiane e sugli scambi commerciali promossi.

La CCIC è nata nel 1991, oggi i membri della Camera hanno superato quota 600. Come mai riuscite ad attrarre così tanti imprenditori?

La Camera è l'unica associazione di imprenditori italiani in Cina riconosciuta dai Governi di Cina e Italia; essa è inoltre un'associazione plurisettoriale e queste due premesse garantiscono legittimità e rappresentatività alla struttura. La presenza nel territorio, dal 1991 ad oggi, ha quindi permesso alla CCIC di coltivare relazioni e capitalizzare contatti. Sicuramente il numero dei soci è cresciuto perché sono aumentate le aziende italiane localizzate nel territorio della R.P.C. Al contempo, il numero è in costante crescita perché la Camera è attenta ad aggiornare le proprie attività e i servizi per meglio assistere le aziende italiane.

Parliamo ora in linee generali dello sviluppo dei membri della CCIC. Alle imprese italiane che vogliono entrare nel mercato cinese quali valutazioni e suggerimenti voi potreste dare circa l'ambiente d'investimento, la congiuntura economica, le opportunità di sviluppo?

Il numero dei soci continua a crescere. La ripartizione percentuale per settori di attività indica quali settori preponderanti meccanica, automotive, tessile e farmaceutica; la localizzazione vede Shanghai e, in particolare, Suzhou, come sedi di preferenza.

Sulla base dei dati che la Camera raccoglie ogni anno in occasione del premio Panda d'Oro – un trofeo all'imprenditorialità, giunto quest'anno alla settima edizione -, l'utile delle aziende italiane segue un trend di decrescita. Tuttavia, il mercato cinese resta "il" mercato per alcune realtà e/o permette a molte imprese di sostenere la produzione della casa madre in Italia, rilanciando gli ordinativi e mantenendo il livello occupazionale in Italia.

La Cina non è per tutti. È un mercato complesso e sempre più sofisticato, per il quale l'azienda deve possedere risorse, economiche e personale, visione di lungo periodo e prodotto adeguato, con un quid in più rispetto ai concorrenti. Quasi tutte le aziende sono già presenti localmente; quelle che desiderano inserirsi ora devono procedere ad un'accurata analisi del mercato per definire il proprio posizionamento; strutturarsi adeguatamente, sia economicamente che con dipendenti preparati; localizzarsi, con scrupolo particolare per servizi di assistenza post-vendita e aggiornare continuamente il proprio prodotto per mantenersi in vantaggio rispetto alla concorrenza, internazionale e locale.

Lei come valuta lo sviluppo delle relazioni economico commerciali tra Cina e Italia?

Secondo l'elaborazione dei dati Istat da parte dell'Ice, a novembre 2015 le esportazioni italiane in Cina sono aumentate dello 0,2% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, attestandosi a 9.513.525 euro. Nello stesso periodo sono cresciute anche le importazioni dalla Cina, con un valore di merci importate pari a 25.939.902 euro e una percentuale di crescita del 12,5%. Il saldo della bilancia commerciale è negativo, per un totale di -16.426.377 euro. Analizzando nel dettaglio le componenti del nostro export in Cina, i prodotti italiani più richiesti dal mercato cinese si confermano i macchinari e le apparecchiature industriali ad alto contenuto tecnologico. Nel periodo considerato, vi è un leggero aumento dei prodotti del cuoio e dell'abbigliamento, un'importante diminuzione del comparto autoveicoli (che nel 2013-2014 aveva invece segnato un +44,3%) e l'aumento della categoria "medicinali e preparati farmaceutici" che ha quasi raddoppiato la propria contribuzione all'export. Con riferimento alle importazioni dalla Cina, le prime tre posizioni sono occupate rispettivamente dalla categoria tessile-abbigliamento, da apparecchiature per le telecomunicazioni e dai prodotti della siderurgia. Questi due ultimi gruppi riportano un aumento significativo del volume delle importazioni.

Nel 2015 Cina e Italia hanno celebrato il 45esimo anniversario dall'allacciamento delle relazioni diplomatiche. I risultati della cooperazione economico-commerciale bilaterale sono stati fruttuosi: l'Italia è oggi il 4 partner commerciale a livello europeo; lo stock di investimenti italiani in Cina e' di circa 12/13 miliardi di euro e si stima la presenza di circa 2000 aziende italiane, con 60000 posti di lavoro, per un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro e con investimenti principalmente focalizzati nei settori della meccanica e del tessile.

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