E' INIZIATA UNA NUOVA STAGIONE.
  2017-04-13 09:57:02  cri
E' INIZIATA UNA NUOVA STAGIONE.

LA VIA DELLA SETA DELLA CONOSCENZA

Tecnica, scienza, collaborazione anche nel settore spaziale tra Cina e Italia. Incontro con Stefania Giannini, Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

Le collaborazioni tra Cina e Italia nella scienza e la tecnologia sono entrate in una nuova stagione, così come gli scambi bilaterali nell'istruzione. E' questo il messaggio che il ministro Giannini ha affida a quest'intervista esclusiva per Radio Cina Internazionale e Cinitalia.

Salve Ministro. La folta presenza di aziende, università e istituti di ricerca cinesi e italiani a questo forum è la conferma che ci sono prospettive di collaborazione tecnico-scientifica tra i due Paesi?

Credo che sia ufficialmente iniziata una nuova stagione, una nuova fase, dimostrata dalla quantità dei partecipanti a questo forum, sia da parte italiana che cinese e anche dai nuovi obiettivi che vogliamo perseguire congiuntamente. C'è stato un lungo periodo, che definirei cooperativo, in cui si sono sostanzialmente messe insieme le esperienze scientifiche, produttive, innovative tra i due Paesi, e in alcuni settori in modo particolare è stato intensificato il lavoro comune di scambio, per progetti di ricerca e tra imprese. Invece oggi c'è un'ambizione in più, che è quella di passare a una fase collaborativa. Che cosa significa? Significa, nell'alta formazione, nei sistemi universitari italiano e cinese, avere dei programmi condivisi e avere lo scopo di formare giovani che nascano da una stessa fucina culturale e scientifico-formativa. Sul piano della strategia politica che accompagnerà questo processo occorre creare le condizioni affinché gli ecosistemi di ricerca siano paralleli, e quindi è giusto il riferimento portato dal ministro Wan Gang sull'importanza delle start up. Gli incubatori che stiamo facendo a Milano e Torino segnano un punto. La città della scienza di Napoli, inoltre, è uno degli organizzatori di questo forum. Insomma, nel nostro Paese si sta diffondendo questa cultura dei cluster, dei distretti e degli ecosistemi della ricerca. Ecco, sono questi i nuovi paradigmi di collaborazione.

Uno dei temi del forum è la collaborazione aerospaziale. Può dirci qualcosa in più sui progetti in corso?

Ci sono stati due incontri importanti su questo tema. Uno con il Ministro Wan Gang, che è competente anche per l'industria e per lo spazio. Con lui si è sottolineato il valore della cooperazione tra l'Agenzia Spaziale Italiana e l'Agenzia Spaziale Cinese. L'altro vertice è stato, invece, con il Vice Presidente dell'Agenzia Spaziale Cinese. Abbiamo progetti nuovi come il moon mapping, la mappatura della luna, che è molto suggestivo e al quale la Cina tiene molto. L'Italia può dare un gran contributo, con un contenuto scientifico di alto livello e un coinvolgimento di studenti, dottorandi e ricercatori, come è stato ricordato stamattina. Abbiamo poi una prospettiva di collaborazione nel settore dello spazio, molto promettente. L'Agenzia Spaziale Cinese sta investendo molto nella stazione spaziale, e noi, come noto, siamo protagonisti della stazione spaziale internazionale. Vogliamo diventare partner della Cina: i nostri astronauti potranno così essere chiamati anche per partecipare a missioni congiunte. C'è poi un interesse della Cina per l'esplorazione su Marte, oltre che nei programmi lunari. E noi abbiamo fatto un gran lavoro nel corso del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea per ricongiungere il quadro dei Paesi coinvolti in Exo Mars, la missione che partirà nel 2017. C'è infine la parte più legata alla produzione e alla tecnologia. Il Vice Presidente dell'Agenzia Spaziale Cinese, ha esplicitato chiaramente un interesse per i piccoli satelliti. Su questo, l'Italia possiede ormai un background consolidato di aziende che fanno alta tecnologia. Vedo diversi livelli di cooperazione: scientifico di base, di esplorazione applicata nelle nuove missioni, di lavoro comune sulla stazione spaziale quando sarà ultimata, e naturalmente di innovazione tecnologica.

Dopo le tappe di Shanghai e Pechino, ha proseguito il viaggio a Chongqing. Che aspettative nutriva su questa città?

È una città che non conoscevo, che m'era stata solo spiegata. E' un contesto che rappresenta sia nella dimensione urbana più stretta che in quella provinciale un potenziale vasto e importante. Parliamo di uno spazio abitato da 30 milioni di persone: la metà dell'Italia. È un distretto vivace, molto "italiano". Il nostro sistema Paese vi ha investito efficacemente. Quindi portare lì il Forum, dare segnali – io stessa ho tenuto una lezione all'Università – in cui si manifesti esplicitamente, plasticamente, l'impegno del nostro Paese, mi sembra molto significativo. La Cina è un continente veramente grande e ci sono aree che sono più interne, come Chongqing e hanno una storia da antica capitale. Ma oggi il loro sviluppo rincorre quello della parte orientale costiera. Possiamo essere protagonisti anche all'interno di questo perimetro.

Oggi è prevista una sua visita alla Beijing Foreign Studies University, da docente universitario e Rettore come valuta gli scambi tra studenti di Italia e Cina?

Se il progetto Erasmus è stato e continuerà a essere uno stadio dell'evoluzione europea, qui dobbiamo invece parlare di Nuova Via della Seta della Conoscenza. La Via della Seta della Conoscenza non è basata solo sulla mobilità di beni materiali, deve sorreggersi anche su uno scambio di idee, di punti di vista persino di visioni del mondo. Perché questo alla fine significa creare raccordi tra mondi così lontani, realizzare una sutura. È una generazione, quella di questi ragazzi che sono oggi studenti universitari, che ha una straordinaria opportunità. Pensare che dal Politecnico di Milano uno studente potesse venire alla Qinghua e completarvi la sua triennale era una cosa assolutamente onirica, direi, vent'anni fa. Quindi c'è una potenzialità che si è sviluppata e dobbiamo avere anche l'onestà intellettuale di ricordare che lo ha fatto alla luce del lavoro intenso di entrambe le parti. Ci muoviamo dentro una cornice nuova, per cui, proprio per questo, ritengo che "One belt one road" sia un messaggio non solo di tipo economico, di sviluppo produttivo ma sia soprattutto un messaggio di sviluppo culturale. Anche perché ormai i problemi sono comuni. Per esempio, l'inquinamento è un dramma a Pechino, ma si traduce nell'obiettivo mondiale della sostenibilità. Si può guardare anche al mondo occidentale, all'invecchiamento della popolazione, che è drammatico per l'Europa, ed è un problema che avrà anche la Cina nei prossimi anni. Quindi la politica deve costruire strategie che siano complementari con quelle dei partner internazionali, molto più di quanto non avvenisse qualche anno fa.

Che si aspettava da questa visita?

Che inizi una stagione diversa, che capitalizzi tutto quello che è stato fatto finora e metta a frutto un patrimonio certamente importante. Una stagione che al contempo crei qualcosa di pratico dalla consapevolezza comune che serve un nuovo paradigma, fondato sulla progettazione congiunta, sulla condivisione degli obiettivi e sul fatto che un Paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti e uno che ne ha 60 milioni possano assolutamente collaborare per vincere le sfide.

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