Il linguaggio del corpo come mezzo per creare una simbiosi tra gli esseri umani: le sperimentazioni di Martina Morrocchi nel teatro immersivo
  2017-08-02 18:31:20  cri

 


 


A maggio, l'aria a Pechino era già abbastanza afosa, sebbene fosse solo l'inizio dell'estate. Presso il notissimo locale Yugong Yishan Livehouse di Zhangzizhonglu, a Pechino, un gruppo di attori provenienti da tutto il mondo si apprestava a mettere in scena due drammi su un palcoscenico non molto grande. I due drammi di quella sera erano, in un certo senso, sia convenzionali sia particolari: convenzionali, perché non molto diversi dagli spettacoli dal vivo di solito messi in scena in questo locale; particolari, perchè dall'inizio alla fine dei due drammi non è stata recitata alcuna battuta. I "dialoghi" si basavano esclusivamente sul linguaggio del corpo improvvisato. Inoltre, non c'era una netta separazione imposta dal palcoscenico tra attori e pubblico. Quest'ultimo poteva entrare a far parte, in qualsiasi momento, della rappresentazione teatrale.

Questa forma di teatro, così diversa da quello tradizionale, si chiama "teatro immersivo". Il concetto di "immersivo" fu usato per la prima volta nel Regno Unito, ed è diventato abbastanza diffuso a livello internazionale. Questo tipo di teatro viola lo schema tradizionale in cui "gli attori sono sul palco ed il pubblico è sotto". Gli attori si possono, infatti, muovere all'interno dell'intero spazio della rappresentazione e il pubblico, a sua volta, può scegliere modi più informali per guardarla o, addirittura, prendervi parte. A seconda della diversa prospettiva da cui si osserva il dramma, anche la storia subisce dei conseguenti cambiamenti.

Questo è l'aspetto che ha maggiormente toccato la regista italiana Martina Morrocchi. Martina è sceneggiatrice e regista dei due drammi del teatro immersivo messi in scena quella sera di maggio: "Relationship" e "The Grey Life". Questa ragazza italiana, nata e cresciuta in Toscana alla fine degli anni Ottanta, dopo essersi laureata all'Accademia Internazionale di Teatro di Roma, si è recata in Cina in cerca di opportunità e si è dedicata, fino ad oggi, alla ricerca su i drammi internazionali. Dal suo punto di vista, il modo di fare teatro deve essere al passo con i tempi: il pubblico necessita di cose nuove per emozionarsi, ed ha bisogno di un ambiente più rilassato ed intimo per affrontare gli altri e sé stesso.

"Vengo dall'accademia, e lì devi spesso apprezzare alcuni drammi classici. Ma i nostri tempi sono diversi, ed anche i bisogni del pubblico sono cambiati. Nel mettere in scena i drammi sono necessari alcuni cambiamenti. Oggigiorno, la gente non ha più voglia di andare al teatro e rimanere seduta lì per un paio d'ore a guardare uno spettacolo teatrale. La gente ha bisogno di cose nuove, in grado di emozionarla. C'è bisogno di interattività e di emozioni. Abbiamo scelto di fare teatro immersivo proprio per riportare tutti sul palco, e dialogare faccia a faccia."

Quella sera al locale c'erano più di duecento spettatori. Si sono riuniti intorno al palcoscenico indipendente, osservando con molto interesse ogni movimento esagerato e arricchito di drammaticità dagli attori, seguendo di tanto in tanto involontariamente col corpo il ritmo della musica di fondo. Gli attori sul palcoscenico si sono esibiti improvvisando i loro movimenti seguendo l'accompagnamento musicale. Tutto è andato liscio: ogni movimento è stato eseguito in totale simultaneità, senza la benché minima discrepanza. L'intera rappresentazione è stata del tutto sperimentale, ed ha saputo interpretare perfettamente la tensione artistica e la sincronia dei movimenti.

"Io vedevo sempre questa necessità delle persone di avere più emozioni intorno, e mi fece pensare a questo, che avrei dovuto fare un teatro più emozionale, quindi decisi di lasciare l'improvvisazione durante lo spettacolo perché, venendo da un background accademico, spesso vedevo che ripetere sempre la stessa cosa, per quanto forte, scioccante o bello potesse essere, la vera emozione andava calando. Magari studi meglio il movimento, la faccia, la reazione però, emotivamente parlando, è più leggero."

Martina Morrocchi ci ha detto che l'espressione drammatica immersiva d'improvvisazione nasce in un certo senso dall'odio per la standardizzazione in generale. Nel teatro tradizionale c'è prima il copione o la musica e poi la presentazione, tuttavia questo metodo di fare teatro può realizzare una piena interazione con il pubblico e stimolare l'ispirazione.

"Io non sapevo come scrivere un copione, dato che devo fare un teatro d'improvvisazione attoriale e musicale, scrivo un copione emozionale che praticamente racconta le emozioni a seconda della scena, e questo deve servire agli attori e musicisti per improvvisare. Al contrario nel corso teatrale accademico, in questa scena devi fare questo o dire quello; io invece facevo l'opposto, tentavo di provare e vedere dopo cosa fare. È stato molto curioso perché anche parlando di relationship ho fatto una grandissima ricerca per vedere come i cinesi reagivano, e anche gli stranieri. Durante questa ricerca è totalmente diverso. Per esempio, dicevo ai cinesi che dovevano presentare 'odio' e 'paura', ed era totalmente scioccante. Come si presentano l'odio e la paura, senza una parola e senza nessun'altra persona, con solo il linguaggio del corpo."

La compagnia teatrale di Martina Morrocchi è composta in totale da 14 persone. Per preparare una messa in scena teatrale necessita di un periodo di tempo da 1 a 3 mesi. Si tratta di un gruppo internazionale che conta 8 cinesi, alcuni italiani, spagnoli e statunitensi. Ad aprile del 2015 Martina ha deciso di usare una combinazione di lettere prese tra le iniziali e le finali del suo nome e cognome e ha fondato la MAMONAHI Theatre Company. Questa rappresenta la realizzazione del suo "sogno teatrale" dopo aver terminato gli studi ed è anche il primo passo per la diffusione del teatro immersivo d'improvvisazione. Precedentemente aveva fatto dei tentativi in Italia senza riuscire nell'effetto desiderato, e aveva fatto dei compromessi inserendo dialoghi e frasi brevi, ricevendo ancora scarsa risposta. Arrivata a Pechino, Martina era scettica nei confronti della possibilità che il pubblico cinese potesse accettare questo tipo di arte ma poi, poco a poco, la pluralità culturale e la tolleranza di Pechino hanno ne hanno nuovamente acceso la speranza.

"Camminando per le strade di Pechino ho visto le pubblicità dell'opera cinese, di quella straniera, del balletto, del British Drama, di concerti di solo piano, in generale più o meno standard e ho pensato che la tipologia del mio teatro non dovesse piacere ai cinesi. Poi pian piano ho fatto delle prove di teatro immersivo d'improvvisazione in alcuni posti indipendenti come il Penghao di Jiaodaokou, la Bell House di Gulou, Yugongyishan, ed altri ancora. Dopo la prima, la seconda e la terza volta le persone hanno reagito positivamente, e spesso quando non capivano erano interessati e incuriositi. Quindi ho iniziato a pensare che forse era il momento di promuovere questo tipo di teatro."

Una delle ispirazioni per Relationship è nata dallo shock culturale percepito da Martina in diversi aspetti; dal cibo e dall'alimentazione al modo di pensare e comunicare. Per esempio, lei trova che gli occidentali siano più aperti, più disponibili al contatto fisico e anche più diretti nel modo di parlare, mentre i cinesi sono più riservati. Una cosa che Martina ha trovato sorprendente è, sia alle 10 del mattino che alle 10 di sera, i cinesi si salutano dicendo di solito "hai mangiato?". Prima di recarsi a Pechino, aveva diretto per un anno un ristorante italiano a Shenzhen, e quell'esperienza negativa l'aveva spinta ad andare a Pechino per fare ritorno ad una vita di esplorazione artistica. Tutto questo l'ha aiutata a capire che ogni cosa ha degli aspetti positivi e negativi, che possono sempre essere affrontati.

"Relationship riflette ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Racconta i nostri rapporti con i genitori che sono sempre complessi, come le confetture, i nostri rapporti con fidanzati e amici, sempre di odio e amore. Però alla fine, ogni relazione personale per quanto ci porti problemi, per quanto sia complicata o triste, ci regala gioia, ci insegna sempre qualcosa e come conoscerci meglio."

The Grey Life nasce dall'esperienza di Martina accumulata durante gli anni in cui è stata lontana dal suo luogo di nascita. Questa ragazza, cresciuta nella campagna toscana, ha sempre creduto che gli altri vivessero in un ambiente autosufficiente, come il suo. Nel periodo di tempo in cui è stata a Roma ed è uscita dall'Italia, ha iniziato a prendere coscienza dell'impatto apportato dalla modernizzazione e dalla globalizzazione, insieme alla situazione di reale minaccia nei confronti dell'equilibrio ecologico del nostro pianeta portato dai consumi eccessivi. Attraverso il suo teatro, Martina vuole indurci a ripensare la nostra vita e a come si vive nel mondo, non solo a parole, ma anche attraverso la necessità di agire.

"Sono nata e cresciuta nella campagna toscana. A casa mia si produce olio, lana, carne, latte, formaggio, marmellata, prosciutto e altro ancora. Non compriamo cose fuori. Quando ho iniziato a viaggiare ho visto le case piene di prosciutto del supermercato, di carne in scatola, e ho iniziato a capire la globalizzazione. Da lì ho iniziato a non consumare carne fuori di casa, ho sempre comprato pochi vestiti e li regalavo ai senzatetto. Anche lo smog qui a Pechino; ho iniziato a pensare quanto fosse assurdo questo meccanismo globale. Stiamo distruggendo il mondo. The Grey life lotta contro questi consumi eccessivi. Non è una denuncia di Pechino, assolutamente, né un fenomeno legato a Pechino, piuttosto è una questione globale. Ci dovrebbe far riflettere e reagire."

Martina Morrocchi ci ha detto che nei prossimi giorni la MAMONAHI Theatre Company si recherà a Shenzhen per partecipare all'International drama youth festival e si recherà anche a Guangzhou e a Xianggang. In concomitanza, cercherà delle opportunità di collaborare con Meng Jinghui, il più celebre regista di teatro sperimentale in Asia. Nel lungo processo di promozione del teatro immersivo d'improvvisazione, Martina continuerà a presentare al mondo, attraverso il corpo, una bella e pura simbiosi tra esseri umani e natura.

 

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