Wenzhou e la Via della Seta marittima
  2019-03-22 15:17:59  cri

La Via della Seta marittima è in realtà la Via della Porcellana, difficile da trasportare a dorso di cammello lungo le piste dei deserti dell'Asia. Le navi divennero così il mezzo di trasporto ideale con cui le delicate porcellane cinesi, protette da strati di foglie di tè, potevano raggiungere i paesi dell'Asia, dell'Africa e del bacino del Mediterraneo. Tra gli altri maggiori prodotti esportati dalla Cina figurano la seta, la lacca e il tè.

Attiva per più di 1.300 anni fino all'inizio del XV secolo, al tempo della dinastia Ming, la Via della Seta marittima coinvolse soprattutto i porti cinesi di Taicang, Hangzhou, Ningbo, Wenzhou, Quanzhou, Fuzhou e Guangzhou, interessando anche Nanchino (punto di partenza, tra gli anni 1405-1433, delle spedizioni dell'ammiraglio Zheng He) e Yangzhou (centro commerciale lungo il Grande Canale). In particolare, Wenzhou, la città da cui proviene la maggioranza dei cinesi residenti in Italia, ha una lunga tradizione di apertura e di commercio marittimo internazionale.

Nella primavera del 2018, nel corso di scavi nella necropoli di Dingshan, nella contea di Yongjia, lungo la riva nord del fiume Oujiang, in una tomba dell'epoca dei Jin Orientali (anno 336 d.C.) è emersa una coppa in vetro smerigliato trasparente alta 6 cm. e con un diametro di 8 cm., nello stile della dinastia Sassanide, giunta via mare dalla Persia. Del corredo funebre facevano anche parte una rara coppa di porcellana Ou con manico, di produzione locale, e l'ingranaggio in bronzo di un arco, per cui il defunto doveva essere un militare di alto grado. In Cina, coppe di vetro del genere sono emerse in tombe della stessa epoca dello Hubei e di Nanchino, mentre anche in Giappone ne esistono alcuni esemplari, giunti dalla Persia tramite la Cina. Una prova della vivacità del commercio dell'epoca lungo la Via della Seta marittima.

Lungo le coste di Wenzhou, sono stati individuati numerosi relitti di antiche navi, non ancora recuperati a causa della profondità e della scarsa visibilità. Gli stessi motivi che hanno finora impedito scavi archeologici nel sito degli antichi cantieri navali, lungo il fiume Oujiang, all'altezza del colle Guogongshan, e nel sito di un cantiere risalente a ben 3000 anni fa, con resti di legno adatto alla costruzione di navi, individuato lungo la costa di Pingyang, a ben 35 metri di profondità.

Posta alla foce del fiume Oujiang e priva di terreni coltivabili, storicamente l'antica città di Wenzhou è sempre stata un prospero centro del commercio interno ed estero, con frotte di mercanti attivi sulle rotte per il Giappone, la penisola coreana e il sudest asiatico, e una serie di intraprendenti viaggiatori e geografi autori di interessanti resoconti di viaggio. Nel XII-XIII secolo, la città ha visto la nascita della Scuola di Yongjia, espressione della nascente classe industriale-commerciale locale, che riteneva giusto il profitto e sollecitava il governo a sostenere il commercio, l'industria, la circolazione della moneta, la proprietà privata e i rapporti subordinati di lavoro, facendo dei mercanti la forza portante della società. Il Confucianesimo, base tradizionale della cultura cinese, relegava invece i mercanti all'ultimo posto nella scala sociale, dopo i letterati, i contadini e gli artigiani. Lo spirito della Scuola di Yongjia continua ad animare gli attuali imprenditori di Wenzhou, attivi praticamente in ogni parte del mondo, in modo particolare in Italia.

Wenzhou ha una lunga tradizione mercantile. Già al tempo dei Regni Combattenti (V-III secolo a.C.), i mercanti locali commerciavano con Bashu (l'attuale Sichuan) e Jindi (Shanxi), ampliando la sfera di attività, nelle epoche Tang e Song (VII-XIII secolo), all'intero sudest asiatico.

In epoca Tang (VII-X secolo), la tessitura, la produzione di sale e di vino di riso, la manifattura di porcellane e l'industria cartaria, rappresentata dalla carta juanzhi (di corteccia di gelso), videro un rapido sviluppo. Il fiorire della cantieristica navale favorì il commercio marittimo: nel 659 fu aperta la rotta tra Wenzhou e il Giappone, nell'anno 842 il mercante Li Churen costruì una nave su un'isola presso Nagasaki, con cui, grazie ai monsoni, aprì una nuova rotta tra il Giappone e Wenzhou, percorribile in sei giorni. I prodotti esportati dalla Cina erano scritture, statue e pitture buddiste, sostanze medicinali, oro, mercurio e rame.

Nell'anno 998, il mercante di Wenzhou Zhou Zhu raggiunse via mare Gaoli (un regno della penisola coreana), dove, distintosi per capacità e sapere, fu nominato dal re ministro dei riti. Secondo i testi storici, il facoltoso mercante Zhang Yuan percorse indenne i mari per decenni, incontrando una sola volta una tempesta, da cui si salvò per miracolo. Verso il 1240-50, i fratelli di Wenzhou Wang Deyong e Wang Deming, mercanti, raggiunsero Jiaozhi (l'attuale Vietnam), dove furono accolti dal re locale con ricchi doni e titoli di funzionario. Wang Deyong si stabilì laggiù, mentre Wang Deming fece ritorno a Wenzhou. Con l'arrivo dei mongoli della dinastia Yuan, il mercante Chen Yizhong si stabilì in Siam (l'attuale Thailandia), dandosi a un prospero commercio.

Intorno all'anno 1050, la dinastia Song istituì cantieri navali governativi a Ningbo e a Wenzhou. Il legno utilizzato per la costruzione delle navi proveniva da Wenzhou, dove risiedeva il funzionario addetto all'acquisto. Al tempo, a Ningbo erano attive 7916 navi e a Wenzhou 5083.

Nell'anno 1133 a Wenzhou fu stabilita la dogana marittima, che nel 1150 registrò una quota di 2 milioni di guan di dazi (1 guan è una stringa di 1000 monete di bronzo rotonde con un buco quadrato al centro), pari al 5% delle entrate finanziarie statali annuali. In epoca Song (X-XIII secolo), la Cina importava oltre 400 tipologie di prodotti e ne esportava un centinaio. Nel XII secolo, il fiorente porto di Wenzhou era collegato non solo ai porti cinesi, ma anche a quelli del sudest asiatico e di India, Giappone e Gaoli (Corea). Dalla Cina, la Corea importava sostanze medicinali, tessuti, lacche, utensili di bronzo, pellicce di tigre, carta, inchiostro e oggetti artigianali. Dal canto suo, Wenzhou esportava lacche, porcellane, tè, sete, libri e oggetti di cancelleria.

In epoca Yuan (XIII-XIV secolo), la dogana di Wenzhou figurava tra le sette dell'intero paese, con una forte esportazione verso il sudest asiatico di tè, mandarini Ougan e grappa di riso locali. Wenzhou, nel frattempo, introduceva materie prime dall'interno: legno da Chuzhou (l'attuale Lishui, a nord di Wenzhou), resina di lacca dal Sichuan, tintura di indaco dal Fujian e fili di seta dal nord del paese. Il commercio con la vicina provincia del Fujian era molto attivo, interessando indaco e longan, porcellane e lacche. Nella città, all'altezza della Porta Shuomen, furono costruiti chilometri di argini in pietra lungo il fiume Oujiang e due banchine, rispettivamente per le navi cinesi e straniere.

Va notato che l'epoca Yuan vide la presenza di molti mercanti occidentali in Cina, tra cui l'italiano Marco Polo che, dopo 25 anni di viaggi in Asia e 17 trascorsi in Cina, fece ritorno a Venezia nell'anno 1295. Dal canto suo, negli anni 1296-1297, un nativo di Wenzhou, Zhou Daguan (1266-1346), raggiunse via mare la Cambogia insieme a una delegazione di funzionari della dinastia Yuan, compilando al ritorno l'opera Zhenla Fengtuji (Usi e costumi della Cambogia), in cui si legge: "Il paese manca di oggetti d'oro e d'argento, in cui eccellono i cinesi, di seguito vengono la seta, leggera e variopinta, gli oggetti di stagno di Zhenzhou, i piatti e i vassoi di lacca di Wenzhou, le porcellane verdi di Longquan e Lishui, le stuoie di Ningbo, il mercurio, il muschio (sostanza odorosa secreta dal Moschus moschiferus, n.d.r.), il ferro e il rame". Dal testo emerge come le famose lacche di Wenzhou fossero presenti anche sui mercati della Cambogia. Quanto alla seta cinese, serviva per confezionare i parasoli e i baldacchini usati durante le processioni reali. Zhou Daguan aggiunge che, presso le classi abbienti locali, da poco erano in uso tavolini e letti bassi di stile cinese. Egli ottenne molte informazioni sulla Cambogia da un mercante di Wenzhou, stabilitosi nel paese da 35 anni.

Un'altra importante opera geografica, Lingwai Daida (Domande e risposte sulle zone oltre il Lingnan), si deve a Zhou Qufei (1134-1189), originario a sua volta di Wenzhou. Jinshi (candidato che ha superato gli esami triennali di corte per entrare nella pubblica amministrazione) nel 1163 e in seguito funzionario per quattro anni nel Guangxi, nella Cina sudoccidentale, Zhou Qufei tornò poi a Wenzhou, all'epoca fiorente porto di esportazione di porcellane, sete e lacche, dove riscrisse gli appunti (andati perduti nel viaggio di ritorno) sulla storia, geografia e società del Guangxi, affiancandoli a una ricca messe di note riguardanti i vari paesi del mondo, tra cui le coste dell'Africa orientale, l'Iraq, l'Egitto, la Tanzania e, forse, addirittura l'Argentina. Mentre parte delle notizie sul Guangxi sono tratte dall'opera Guihai Yuhengzhi (Cronache di un funzionario di Guilin), di Fan Chengda (1126-1193), a sua volta funzionario nella regione, quelle sul mondo sono sicuramente frutto delle ricerche svolte dall'autore presso i mercanti cinesi e stranieri che frequentavano il porto di Wenzhou. Parte dell'opera, pubblicata nell'anno 1178, compare nello Yongle Dadian (Grande Enciclopedia di Yongle), completata nell'anno 1408, in epoca Ming (1368-1644), ripresa poi nel Siku Quanshu (Completa Biblioteca delle Quattro Branche della Letteratura), completata nel 1780, in epoca Qing (1644-1911). Estratti compaiono anche in altri scritti geografici del XII secolo, a dimostrazione del prestigio goduto al tempo dall'opera. Questa contiene anche una descrizione di Medina e del pellegrinaggio annuale alla Mecca dei musulmani, e parla di Baghdad, di Mossul, dell'Afghanistan, della Persia e del Maghreb. Nell'oceano sudoccidentale, l'autore cita anche il paese di Kunlun Cengqiguo, in cui Kunlun significa "negro" e Cengqiguo indica Zanzibar, in Tanzania.

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