In questi giorni il governo statunitense sta tenendo delle riunioni per decidere se aumentare o meno i dazi doganali su 300 miliardi di dollari di prodotti importati dalla Cina. La possibilità di adottare tale decisione è stata oggetto di forti critiche da parte delle imprese americane. Nel corso del seminario sugli attriti commerciali tra Cina e Stati Uniti tenuto il 20 giugno dall'Istituto cinese di studi macroeconomici, il vice direttore Bi Jiyao ha espresso l'opinione secondo cui il rafforzamento della cooperazione economica e commerciale con la Cina ha offerto molte occasioni alle imprese statunitensi, ha stimolato le loro esportazioni, l'occupazione e la crescita economica, portando molti benefici al popolo americano.
"I 300 miliardi di dollari coprono quasi tutti i tipi di prodotti che esportiamo negli Stati Uniti. Ciò significa che i prezzi di molti prodotti necessari alla vita del popolo americano aumenteranno; inoltre è quasi impossibile per gli Stati Uniti importarli da altri Paesi al di fuori della Cina. Il prezzo di questi dazi sarà totalmente a carico dei consumatori americani, saranno loro a pagarlo, per questo motivo molte imprese hanno manifestato opposizione".
Secondo l'analisi di Bi Jiyao, in un quadro di profondo sviluppo della globalizzazione economica e di una modalità di produzione ormai internazionalizzata, il deficit cinese nel commercio con gli Stati Untiti riflette i vantaggi comparativi delle industrie dei due Paesi, e costituisce un risultato inevitabile in un quadro di cambiamento della ripartizione del lavoro a livello internazionale e della produzione delle imprese transnazionali. Tale situazione di deficit è un fenomeno legato alla situazione economica interna degli Stati Uniti, si tratta di una questione strutturale che esiste da tempo e che non può essere risolta prendendo a pretesto il cosiddetto "commercio paritario" e il protezionismo.
Secondo l'analisi della signora Zang Yueru, direttrice del dipartimento di ricerca sui mercati e sui prezzi dell'Istituto di studi macroeconomici della Cina, gli attriti commerciali iniziati dagli Stati Uniti porteranno a conseguenze catastrofiche, faranno vacillare la fiducia dell'economia reale, intensificheranno la fluttuazione dei prezzi delle materie prime e dei mercati finanziari, e distruggeranno le normative che regolano le operazioni sul mercato globale.
Secondo l'opinione del vice direttore del Centro cinese per scambi economici internazionali, Huang Qifan, gli interessi comuni della catena industriale, della fornitura e del valore costituiscono la più importante forza motrice per la globalizzazione. Egli ritiene che i costi dei fattori di produzione di tutti i segmenti produttivi della Cina siano relativamente bassi, mentre il vantaggio comparativo è più alto all'interno del sistema della catena di valore. Huang Qifan ha sottolineato che per affrontare gli attriti commerciali, occorre promuovere lo sviluppo del sistema della catena industriale della Cina con una riforma che ne cambi la struttura.
Il vice direttore ha infine detto di essere convinto che le imprese, il popolo e gli economisti americani potranno riflettere attentamente sull'attuale situazione e spingere il governo americano a correggere il proprio comportamento.