Anica: un ponte tra Cina ed Italia nel mercato cinematografico
  2013-07-19 22:22:01  cri

Dal 15 al 23 giugno, si è aperto a Shanghai il XVI Festival Internazionale del Film di Shanghai, cui ha partecipato un'importante delegazione del cinema italiano. All'interno della delegazione ritroviamo Riccardo Tozzi in veste di presidente dell'ANICA.

ANICA è l'Associazione delle Industrie Cinematografiche Italiane, rappresentanza delle industrie cinematografiche italiane, sia delle società di produzione che di distribuzione, che delle industrie tecniche, gli studi, i laboratori. Svolge un'attività che è all'interno di Confindustria, della sezione della Confindustria che si chiama Confindustria Cultura e che raggruppa tutte le aziende dell'industria culturale, quindi anche l'editoria libraria, la musica, i video giochi. Svolge quindi un'attività di sostegno e difesa degli interessi del settore, però anche un'attività di promozione dell'industria culturale nazionale in Italia e anche all'estero, all'interno di un aggregato che riguarda tutta l'industria culturale.

La presenza di Tozzi a Shanghai rientra all'interno di un progetto, intitolato Progetto Cina che continuerà in seguito con altri incontri. Si tratta di un progetto per cui per la prima volta, tutte le componenti del sistema audiovisivo italiano hanno deciso di operare congiuntamente per questo progetto, di cui l'idea di fondo è di puntare a esporre potenzialità concrete, a disegnare possibili co-produzioni, a favorire un interscambio di professionalità che va dalla formazione (ad es.con scuole di cinema) alla specificità delle competenze e delle locations.

E tutto questo è oggi agevolato dal trattato di co-produzione fra Cina e Italia che il Presidente Napolitano ha firmato alla fine del 2012 e di cui adesso sistanno sviluppando di comune accordo con la Cina le norme attuative.

Recentemente abbiamo avuto l'opportunità di intervistare, qui a Pechino, i rappresentanti di Anica, in occasione dell'apertura di un Front Desk permanente in Cina proprio a Pechino.

1. Come è nata l'idea di aprire un desk a Beijing, e quali obiettivi ha?

Ovviamente non c'è da spiegare perchè la Cina sia importante in questo momento per qualsiasi settore industriale italiano, credo lo sia particolarmente per il mondo della cultura, è al tempo stesso un paese importantissimo ma anche molto specifico e lontano anche, non può essere affrontato con i mezzi consueti che abbiamo per relazionarci ad altri paesi europei o anche agli Usa, insomma richiede un'applicazione particolare, e per questo abbiamo creato un settore specifico, c'è una persona responsabile, Rossella Mercurio, che si occupa di mantenere un'attività costante e crescente, che è un attività di conoscenza anche da parte nostra, perchè niente è scontato nel rapporto con la Cina, perchè è una realtè estremamente complessa e nuova, esistono molti steriotipi sulla Cina ma la conoscenza reale è un processo molto complicato che bisogna affrontare anche con un po'di umiltà, partendo dal fatto che non conosciamo tanto e capiamo poco, quindi richiede un'applicazione seria

2. Quale sarà l'obiettivo principale del desk? Cercare delle collaborazioni?

Noi pensiamo che ci sia nell'industria cinematografica e televisiva cinese, e probabilmente in generale nell'industria culturale cinese, un interesse reale alla collaborazion con l'Europa, e anche per non consegnarsi a un rapporto sempre esclusivo con l'industria americana, pensiamo che tra i paesi europei, l'Italia è un paese che ha storicamente una relazione speciale con la Cina, una relazione pacifica e molto radicata nella cultura. Quindi pensiamo che ci sia un interesse reale in Cina nei confronti dell'Italia. Ovviamente per l'Italia è un gigantesco mercato e un enorme componente del mercato internazionale, quindi l'interesse da parte dell'Italia è evidente. Quindi è un lavoro di costruzione che non si compie nel giro di mesi o ancor meno di settimane, ma è un lavoro di costruzione di rapporti stabili, che consentono di mettere in moto dei meccanismi che possono portare a coproduzione di film, distribuzione nazionale e internazionale di film, pensiamo che sia un processo che richiede tempo ed applicazione.

3. Come pensate di raggiungere gli obiettivi prefissati?

Innanzitutto è già stato firmato l'Accordo di coproduzione fra Italia e Cina ed è in via di definizione anche il Regolamento applicativo, quindi c'è uno schema che si può applicare, questo è un passo importantissimo che è stato fatto e che ha richiesto molti anni. Adesso la cosa da fare è capire il modus operandi, cioè capire quale è il modo migliore per creare condizioni di collaborazione tra imprese italiane e cinesi, poi renderlo comprensibile alle nostre imprese e accompagnarle nel contatto con le imprese cinesi.

4. Il desk organizzerà anche delle attività collaterali, come eventi ecc?

Sì, perchè pensiamo che debba essere un rapporto organico in cui la componente di presentazione, promozione, conoscenza è molto importante, e credo faccia anche parte delle intenzioni da parte cinese. È molto importante che ci sia un lavoro organico di presentazione del nostro cinema, del nostro audiovisivo, della nostra cultura in Cina e viceversa una presentazione del mondo cinese in Italia. Bisogna prima capire e poi trasmettere questa conoscenza, il che richiede il tipo di strumenti che Lei diceva, cioè presentazioni, convegni, mostre e attività collaterali di conoscenza.

5. Può introdurci in breve il Tax Credit e dirci quali sarebbero i vantaggi fiscali che il Tax Credit potrebbe offrire in particolare alle produzioni e distribuzioni cinesi?

È uno strumento molto semplice e molto efficace. L'Italia è nota all'estero per avere misteriose complicazioni burocratiche, il che in genere scoraggia gli investimenti esteri, questo invece è un meccanismo certo, trasparente, chiaro e veloce, quindi è praticabile senza nessuna difficoltà. Il Tax Credit implica un risparmio considerevole sul costo di produzione, della parte di produzione fatta in Italia, richiede la collaborazione con una società italiana di produzione esecutiva, cioè il lavoro in Italia deve essere gestito da una società italiana, e permette un grande risparmio sui costi, fino al 25%, quindi è un apporto importante.

6. Pensa di proporre il Tax Credit ai produttori cinesi?

Assolutamente sì, pensiamo di attirare investimenti cinesi in Italia, cioè favorire il fatto che produzioni cinesi vengano girate in Italia, il che rientra nel discorso più generale che stavamo facendo prima, di incontro e conoscenza, mostrare i luoghi italiani, la vita italiana e anche la possibilità di incontro tra il cinema cinese ed italiano, favorito da un vantaggio economico significativo e anche una pratica molto semplice.

7. Può presentarci meglio il "Progetto Cina"?

Questa ora è una tappa del Progetto Cina, un secondo momento ci sarà sicuramente al Festival di Venezia dove inviteremo la rappresentanza cinese, e pensiamo che entro l'anno ci sarà la definizione di obiettivi precisi e la messa in moto del meccanismo di collaborazione, in particolare sulle coproduzioni, però anche sulle attività collaterali di cui parlavamo prima.

8. Cosa pensa delle evoluzioni future del mercato cinematografico cinese?

Mi sembra che in parte ripercorre delle strade che noi già conosciamo perchè le abbiamo percorse, in parte le anticipa, quindi l'incontro permette al mondo cinese di capire come sono i processi verso cui va il mercato cinese e a noi di capire quale può essere il futuro, quindi è una combinazione delle due cose. È chiaramente un mercato cinematografico ancora sotto-dimensionato perchè rispetto al pubblico potenziale ha ancora un numero di schermi insufficiente e quindi ha dei forti limiti nella distribuzione, perchè appunto ha strutture inferiori al pubblico che può avere, però cresce ad una velocità esponenziale, quindi il mercato cinematografico cinese è destinato, secondo me, ad una grandissima espansione. Credo che in Cina ci siano oggi intorno alle 15.000 sale, non sarei stupito se nel giro di pochi anni diverranno 30.000 o 40.000. In questo senso percorre la strada che noi abbiamo già percorso, cioè di sviluppo del circuito per consentire l'allargamento della distribuzione e di un maggior numero di film distribuiti per più tempo e anche della varietà dei film, perchè quando il mercato è stretto prevalgono soltanto i film più commerciali naturalmente. Dall'altro lato però sta anticipando i tempi, perchè c'è una grande diffusione del "video on demand" (VOD) e delle piattaforme digitali, che è una cosa che invece in Europa comincia appena e con difficoltà. Quindi è un mercato che andrà nel segno della grande espansione su tutti i mezzi e la novità che avrà, secondo me, rispetto all'Europa, è che, siccome cresce tutto insieme allo stesso tempo, quella gerarchia che in Occidente è stata rigidissima ed è tuttora molto rigida, cioè la cronologia dei mezzi, ovvero, prima la distribuzione in sala, poi dopo mesi le piattaforme di video on demand, e dopo mesi se non anni la televisione...tutto ciò in Cina è diverso perchè il sistema cinese nasce oltre questo tipo di sistema, quindi probabilmente ci sarà in Cina una cosa cui noi in Occidente pensiamo di arrivare con un lavoro molto complicato, qui sarà invece una cosa naturale in partenza, cioè la contemporaneità dei mezzi, cioè un film si verdrà in tutti i mezzi più o meno allo stesso tempo. A questa cosa noi ci arriveremo con lentezza mentre qui si parte già da questo e ciò è molto interessante.

9. Ha già pensato con quali enti governativi o privati cinesi, in particolare, collaborare?

Sì, abbiamo un programma degli incontri di questa settimana, cominciata a Shanghai, che prevede l'incontro con gruppi di produzione tendenzialmente più grandi, cioè che hanno più possibilità di internazionalizzazione o che già operano in un contesto internazionalizzato, se non altro nel mercato asiatico, e poi con gli organismi ufficiali del governo qui a Pechino, inoltre è una missione che comprende il Ministero della Cultura italiano ed è ancorata al fatto di essere un qualcosa di istituzionale, cioè alla firma dell'Accordo di Coproduzione

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