La donna pazza
  2009-10-01 14:09:48  cri
He Jiahong

La donna pazza

Capitolo primo

Un avvocato fuori dagli schemi

Hong Jun si sedette alla grande scrivania di direzione e gettò uno sguardo intorno a sé, a esaminare la disposizione degli oggetti nella stanza: contro il muro di sinistra erano state collocate due librerie e un'altra scrivania su cui troneggiavano computer e stampante; contro il muro di fronte, un divano e un tavolino basso; a destra, accanto alla porta una fioriera di tartaruga con una pianta di bamboo e, appesa al muro, una pittura a olio. Provava una profonda soddisfazione al pensiero che non solo tutto ciò gli permetteva di lavorare in condizioni di gran lunga migliori di quelle che gli erano state offerte negli Stati Uniti, ma per di più ne era lui il proprietario!

Sebbene fosse molto alto, Hong Jun non era però robusto. Braccia e gambe sembravano smisuratamente lunghe. La fronte ampia e la capigliatura nera che ricadeva ordinata sul lato destro rivelavano la sua natura intellettuale, e i grandi occhi luminosi regalavano uno sguardo benevolo e comprensivo, per quanto velato di rigore. Pur avendo passato da poco la trentina, si comportava con ogni evidenza in maniera molto saggia e cauta.

Fece ruotare la poltroncina per voltarsi verso la finestra, da cui poteva osservare il suolo cosparso di foglie morte. Non gli succedeva da una decina d'anni di essere talmente sfaccendato da potersi abbandonare a ricordi che non avrebbe dimenticato per tutta la vita...

Anche allora era la stagione in cui le foglie rosse ricoprivano il terreno. Dopo lo studio serale, Hong Jun accompagnava Xiao Xue ad allenarsi per una corsa ciclistica. Xiao Xue era una bellissima ragazza originaria di Harbin. Era la "doppia campionessa negli sport e negli studi" della facoltà di giurisprudenza. Tra i suoi tre principali spasimanti, Hong Jun non era quello messo meglio: uno di loro, presidente dell'assemblea studentesca, pur non avendo né l'eleganza di Hong Jun, né un viso bello come il suo, era per contro un filosofo nato che aveva il dono delle lingue; l'altro, capitano della squadra di calcio, pur non avendo la raffinatezza di Hong Jun, aveva però una bellissima voce e dimostrava una generosità e una lealtà naturali. Ciononostante, Hong Jun continuava il suo assiduo corteggiamento. Per conquistare la simpatia della giovane, non esitava a sacrificare parte del suo tempo tanto prezioso per accompagnarla nelle discoteche o sui campi di pallacanestro, luoghi che lui non amava particolarmente. Ciò che Xiao Xue sembrava apprezzare soprattutto in lui erano i suoi modi e la sua cultura, ma l'atteggiamento della ragazza nei confronti dei tre "candidati" non era affatto chiaro. Quasi ogni sera andava ad allenarsi per partecipare alla gara ciclistica interuniversitaria che si sarebbe tenuta a Pechino e aveva bisogno di qualcuno che la accompagnasse agli allenamenti. Sebbene assegnasse il servizio di corvè per lo più a Hong Jun, anche gli altri due si vedevano accordare a volte questa concessione.

Hong Jun pedalava, dunque in compagnia di Xiao Xue. Erano arrivati fino alla porta orientale del Palazzo Imperiale d'estate, dopodiché erano risaliti verso nord. Alle dieci di sera passate, le strade erano quasi deserte: il momento ideale per allenarsi! Xiao Xue acquistava velocità e Hong Jun faticava a starle dietro. Stava guardando sfilare a tutta velocità gli enormi tronchi degli alberi e il giallo livido dei lampioni accesi su ciascun lato della strada, oltre tutto non tanto larga, quando all'improvviso aveva sentito Xiao Xue lanciare un grido. In quello stesso istante, aveva scorto qualcosa, una specie di grossa corda tesa attraverso la carreggiata, proprio davanti a loro. Aveva frenato con tutte e due le mani e la forza di inerzia lo aveva proiettato in avanti, mentre la bicicletta era rimasta bloccata di colpo dalla corda. Era stato catapultato in aria prima di ricadere pesantemente sull'asfalto. Il suo primo pensiero era stato per Xiao Xue, caduta a sua volta non lontano da lui: incurante del dolore che sentiva alla spalla sinistra e alla gamba, si era trascinato fino a lei. In quel preciso istante, aveva visto due uomini spuntare da sotto i grandi alberi che costeggiavano la strada. Uno di loro aveva intimato: - Fuori i soldi! E alla svelta! – Al che Hong Jun, vedendo che impugnava un coltello con una lama lunga almeno trenta centimetri, aveva risposto istintivamente: - Siamo studenti, non abbiamo soldi addosso. – Poi aveva aiutato Xiao Xue che cercava di rialzarsi con grande fatica.

- Non avete soldi? Allora lasciaci la ragazza come acconto! – I due individui si erano avvicinati e avevano tentato di afferrarla. Hong Jun non si era mai battuto in vita sua, ma in quel momento, e senza capire bene da dove gli arrivasse quell'improvviso coraggio, aveva tirato Xiao Xue dietro di sé, e dopo essersi piegato, aveva afferrato la bicicletta della ragazza, che aveva il vantaggio di essere un modello leggero, e l'aveva agitata nella direzione dei due delinquenti. Quello che li minacciava con il coltello non aveva potuto evitare il colpo: la ruota l'aveva fatto andare a gambe all'aria e il coltello gli era sfuggito di mano. Allora il secondo uomo aveva cercati di fuggire, ma Hong Jun, continuando a sventolare la bicicletta, l'aveva fatto mulinare e aveva gettato quell'energumeno pancia a terra. Hong Jun non era di costituzione molto robusta, ma misurava pur sempre un metro e ottanta! Intimiditi, i due avevano sloggiato alla meno peggio senza aspettare il resto.

Mentre tornava in sé, ancora stordita per la caduta e per lo spavento che si era presa, Xiao Xue si era accorta che Hong Jun stava continuando a roteare la bicicletta per aria. – È da un po' che se ne sono andati! – gli aveva fatto notare. Solo allora lui si era fermato e aveva deposto a terra la bici. Tutto affannato le aveva chiesto: - Se ne sono andati? E già... con bella calma! E tu come stai? Ti sei fatta male?

- Non è niente. Presto, andiamocene da qui!

Avevano ispezionato le biciclette, e dopo avere constatato che si erano deformati solo i manubri e averli raddrizzati, avevano ripreso il cammino e si erano affrettati a tornare a casa. Solo quando erano rientrati nell'area della residenza universitaria avevano ritrovato la calma. Avevano riposto le bici, ma, dato che non se l'erano sentita di tornare ognuno in camera sua, erano andati a fare un giro nel boschetto attiguo alla residenza. Avevano camminato a fatica, prendendo improvvisamente coscienza dei punti in cui il corpo aveva riportato qualche contusione. Si erano fermati sotto un albero e Hong Jun si era messo a ridere di se stesso: - Devo essere sembrato un idiota prima: non mi sono neanche accorto che erano scappati!

Lei lo aveva rassicurato affettuosamente: - Niente affatto! Sei stato molto coraggioso al momento opportuno. Non avrei mai creduto che un topo di biblioteca come te potesse rivelarsi altrettanto efficiente quando si trovava con le spalle al muro!

- In realtà... è successo perché avevo te accanto.

A quel punto i due giovani, in piedi l'uno di fronte all'altra, avevano taciuto. Il vento fresco della sera attenuava il calore dei loro corpi, e la luce bianca dei lampioni faceva scintillare le foglie scure degli alberi... Xiao Xue si era avvicinata, aveva sollevato la testa e lo aveva guardato dritto negli occhi. Con voce dolce aveva pronunciato il suo nome: - Hong Jun... – Lui aveva notato che il suo tono di voce era cambiato e subito aveva capito che l'attimo di felicità che aveva sognato era infine arrivato... Si era chinato verso di lei e aveva baciato le sue labbra dolci e umide... Aveva sentito quasi una scossa elettrica attraversargli il corpo e fargli battere il cuore, ancora più forte che durante la zuffa a colpi di ruota di bicicletta...

Chiuse gli occhi e si passò la mano destra tra i capelli dalla fronte alla nuca: un gesto abituale per lui quando rifletteva su un problema, che, a quel che aveva sentito, aveva proprietà massaggianti molto benefiche per la scatola cranica. Nel compierlo, assaporò di nuovo le sensazioni del suo primo bacio, di quelle che si vivono una volta sola nella vita. Sebbene non vedesse Xiao Xue dalla fine degli studi, più di dieci anni prima, non era mai riuscito a dimenticare ciò che aveva provato in quel momento, in qualunque parte del mondo si trovasse. Sono cose che restano incise per sempre nella memoria.

All'improvviso gli giunse alle orecchie una voce femminile che diceva: - Capo, il suo caffè.

Aprì gli occhi e fece ruotare lentamente la poltroncina per tornare di fronte alla scrivania. Vide, allora, entrare nella stanza una giovane vestita all'ultima moda che gli posò davanti una tazza di caffè aggiungendo: - Stavolta non ho messo lo zucchero!

- Grazie, signorina. Tuttavia, per la prossima volta la pregherei di bussare prima di entrare nel mio ufficio! – Il soggiorno prolungato negli Stati Uniti lo aveva portato a considerare il gesto di bussare a una porta, foss'anche aperta, la forma di cortesia per eccellenza.

- Oh, me ne sono dimenticata di nuovo! Ma "conoscere i propri punti deboli e porvi rimedio, è già una qualità!" – disse Song Jia precipitandosi verso la porta. Poi, con l'espressione più seria del mondo si mise a bussare chiedendo: - Capo, permette?

Hong Jun non poté fare altro che acconsentire con un cenno del capo. Era assolutamente consapevole del perché avesse fatto cadere la sua scelta su Song Jia fin dalla prima occhiata, quando si era trattato di assumere una segretaria: somigilava talmente tanto a Xiao Xue! Stesso colorito chiaro, stesso viso grazioso, persino il naso ben delineato, gli stessi occhi grandi il cui sguardo rivelava uno spirito vivace, stesse sopracciglia sottili e nerissime, e poi, soprattutto, quando sorrideva, quelle due fila di denti immacolati dietro le labbra sottili e quelle due fossettine sulle guance illuminate da una punta di rosso che davano a tutti l'impressione di un mondo inondato di sole! Era stato proprio quel sorrisetto accattivante che quell'anno l'aveva fatta eleggere "Il fiore della scuola" dal compagni... Si somigliavano persino nel modo di parlare, anche se l'intonazione di Song Jia aveva molto più del tono canzonatorio tipico dei giovani della Pechino moderna. Più di una volta gli era venuta voglia di chiederle se conoscesse una certa Xiao Xue, ma si era sempre trattenuto dal porle la domanda che gli bruciava sulle labbra.

Song Jia era una ragazza molto perspicace e intelligente. Pur non conoscendo la vera ragione per cui era stata prescelta tra più di una decina di candidate, si era accorta subito che quell'uomo giovane e bello con il dottorato di una università occidentale, provava per lei qualcosa di speciale. Alla scuola di polizia doveva aveva studiato aveva optato per la specializzazione nel segretariato, dopodiché aveva lavorato due anni all'Ufficio per la Pubblica Sicurezza di Pechino. In seguito aveva dato le dimissioni per occuparsi di pubbliche relazioni presso un'impresa privata. Negli ultimi anni aveva cambiato impiego cinque e sei volte. Aveva lavorato in diverse imprese, inclusi un ristorante, un bar e una discoteca, senza che nessuna di quelle occupazioni le avesse dato soddisfazione. Non aveva preso nemmeno troppo seriamente la sua candidatura a quel posto di segretaria. Quando si era presentata al colloquio, l'ambiente tipo "albergo a quattro stelle" degli uffici le era piaciuto molto. – Non male, il capo! Né volgare né saputello! – aveva pensato. Da qualche anno si era messa a studiare psicologia da autodidatta, e riteneva di avere raggiunto un livello da laurea. In seguito all'analisi da lei condotta sulla personalità di Hong Jun, aveva deciso, di sua iniziativa, di accorciare la distanza psicologica che li separava: il mese di prova non era ancora terminato che già lei non lo chiamava più "dottore", e nemmeno "maestro", bensì "capo", e gli parlava con una certa disinvoltura. A parte ciò, faceva del suo meglio per svolgere bene tutti i compiti che le affidava.

Dopo essersi gustato il caffè, Hong Jun, che continuava ad avere la testa altrove, le chiese: - Allora, come si trova qui?

- Benissimo! Come un pascià! Questo perché lavoro per lei da quasi un mese, ma, a parte qualche consulenza, non ci hanno affidato nessun caso serio. Non è mica rientrato in patria per stare in vacanza, capo?

- Gli affari sono così: vanno, vengono...

- Per noi è piuttosto un "vanno"! E se continua così, presto potremo trasformarci in una casa di riposo!

- Va così male?

- Se è vero quello che dice il giornale della sera, temo che non sarà così ancora per molto, - disse mostrandogli il giornale posato sul tavolo accanto a loro.

Hong Jun lo prese e lo sfogliò. A pagina due, lesse un articoletto che cerchiò con la stilografica rossa.

- A Pechino ha appena aperto lo studio dell'avvocato Hong Jun. Uno studio privato in più nella capitale. Oltre a esercitare la professione di avvocato, Hong Jun ha anche occupato una cattedra di insegnamento alla facoltà di diritto di una celebre università. Partito per gli Stati Uniti nel 1987, è tornato sei anni dopo con il titolo di dottore in giurisprudenza e un'esperienza professionale di due anni acquisita presso un rinomato studio di Chicago. Lo studio dell'avvocato Hong Jun è specializzato in casi penali di ogni genere. È uno dei rari avvocati rientrati in patria...

- Oggigiorno gli avvocati si contendono i casi del settore economico e hanno obiettivi sul piano internazionale. E allora perchè diavolo siamo andati in giro a raccontare che siamo specializzati in casi penali? – esclamò Song Jia.

- Il diritto penale è il mio pallino, e per di più sono veramente esperto in materia.

- Però quei casi lì non rendono tanto! Sicuramente lei è spinto dal desiderio di operare per la madre patria e di mettersi "al servizio del popolo": è così?

- Negli Stati Uniti sono molti gli avvocati penalisti che hanno fatto fortuna, - disse Hong Jun, eludendo la vera domanda.

- Sì, ma negli Stati Uniti!

- Un po' di pazienza e vedrà che anche la Cina si evolverà in questa direzione.

In quel preciso istante, si udì suonare alla porta.

- Vede? Qualcuno viene a portarci soldi! – scherzò Hong Jun.

L'ospite era un uomo sulla quarantina, con le sopracciglia folte a sormontare due occhi grandi: un viso rubicondo ornato da baffi e da un paio di lunghe basette, statura media e stomaco da bevitore di birra. Indossava un abito grigio all'occidentale, ma la cravatta allentata andava tutta di traverso. Entrò e, senza aspettare di essere presentato da Song Jia, avanzò a grandi passi verso Hong Jun, cui andò a stringere la mano chiedendo: - Dunque, è lei il celebre avvocato Hong Jun?

- In persona, - si presentò l'avvocato porgendogli il biglietto da visita prima di domandare a sua volta: - Con chi ho il piacere?

- Mi chiamo Zheng. Sono Zheng Jianzhong, - e mostrò anche lui un biglietto da visita che tese a Hong Jun ridendo. – Ha, ha! Ecco un altro di quei "trucchi". Voglio dire: di quelle "carte truccate"! Ovviamente non mi riferisco a lei, maestro. Si chiama "biglietto da visita", un biglietto con il proprio nome e il proprio titolo, ma mica è fatto per visitare la gente, non è d'accordo?

Hong Jun lo invitò ad accomodarsi sul divano e andò a sedersi di fronte a lui. Poi esaminò il biglietto dell'ospite che teneva in mano. Nei caratteri eleganti di una stampa raffinata erano scritte queste parole: - Binbei Costruzioni, Impresa di lavori pubblici, Zheng Jianzhong, direttore generale.

Song Jia gli portò il caffè, dopodiché si eclissò. Zheng Jianzhong trasse dalla tasca un pacchetto di Marlboro che porse a Hong Jun: - Maestro Hong, favorisca.

- La ringrazio, ma non fumo.

Zheng Jianzhong prese una sigaretta e fece per accenderla, quando si accorse della presenza di un cartoncino posato sul tavolino che raccomandava: "Si prega di non fumare fino al termine della consulenza." Un po' imbarazzato, ripose la sigaretta nel pacchetto.

- Mi scusi, maestro, ma sa com'è, noialtri non conosciamo le buone maniere!

- Nessun problema. È che il fumo mi fa girare la testa. Con l'onorario che le chiederò, non vorrà mica che abbia la mente annebbiata durante il nostro colloquio?

- Ben detto!

- È originario del nord-est, signor Zheng?

- Dello Heilongjiang.

- Ma è tanto che risiede a Pechino?

- Parecchi anni, ormai. Opero nel campo dell'edilizia, e laggiù non c'è molto lavoro. Pechino è grande, e poi è la capitale, e qui è facile fare soldi.

- Ma di sicuro non è venuto a trovarmi per una questione di soldi, giusto, direttore?

- No. Si tratta di mio fratello. Dieci anni fa è stato condannato a morte. All'inizio ha beneficiato di un rinvio, e in seguito la pena capitale gli è stata commutata in ergastolo. Ma non è affatto lui il colpevole!

- E come mai ha aspettato tutto questo tempo prima di pensare a chiedere una revisione del processo?

- Sono stato troppo occupato a fare soldi! E tanto per raccontarle tutto quello che mi pesa dentro, in questa faccenda ho sempre ritenuto di avere delle colpe verso mio fratello.

- Ha qualche rimorso?

- Esatto! Rimorsi. Ma all'epoca non avevo soldi. Se ne avessi avuti a nessun costo avrei permesso che lo mettessero in prigione! Mi creda.

- Allora perché non è andato a cercare un avvocato del posto?

- Ho cercato, ma si sono rifiutati tutti. Quelli di lì hanno detto tutti che era impossibile fare rivedere quel processo. Io non ho mai perso le speranze, e l'altro giorno, sul giornale della sera, ho letto la pubblicità del suo studio.

- Era un articolo, non una pubblicità.

- Capisco. Oggi come oggi, andare a chiedere a un giornalista di scrivere un articolo è più efficace che fare pubblicità. Non racconto frottole! Non ci crede?

Invece di rispondergli, Hong Jun si alzò e andò alla scrivania a prendere il giornale, che posò sul tavolino del salotto.

- Eccolo! È questo il giornale! Quando l'ho letto, ho pensato che ci fossero ancora speranze per mio fratello. Lei, un avvocato americano...

- La correggo. Sono un avvocato cinese.

- Comunque ha fatto l'avvocato in America, sì o no?

- Vero.

- Mi ha spaventato. Ero lì lì per pensare che quello che raccontava questa pubblicità su di lei fosse falso.

- E che differenza farebbe se non fossi andato negli Stati Uniti?

- Farebbe una gran bella differenza! Li ho visti nei film, gli avvocati americani. Fanno paura! Basta mettergli un caso tra le mani che vincono il processo. E poi, il loro presidente, là, si chiama... keng li dun, "accoccolato nella buca", giusto?

Quando lo sentì, Song Jia, che era appena venuta ad aggiungere acqua nella caffettiera, fu quasi sul punto di soffocare dalle risate. Neanche Hong Jun riuscì a trattenere uno scoppio di risa nel rettificare: - No, si chiama ke lin dun "la foresta dà l'assalto e fa una pausa".

- Ah, sì, così! Quando mi hanno detto che si chiamava keng li dun ho risposto che era impossibile. Un grande presidente come lui, con un nome del genere! Già la gente dice "vado alla toilette" quando va al gabinetto, ma un presidente! Non può mica dire "vado ad accoccolarmi sul pozzo nero"! Ma io continuo a chiacchierare... Volevo chiederle: il presidente americano e sua moglie sono tutti e due avvocati, giusto?

- Giusto. Comunque, qui in Cina le cose stanno diversamente...

- Lo so bene. È per questo che ho pensato che un nome come il suo sarebbe stato un buon inizio.

- Me l'ha dato mio padre.

- Allora era un uomo saggio! Hong Jun, come hong jun, "l'armata Rossa"! Dato che non temo una denuncia da parte sua, sarò franco: dalle nostre parti, ci sono poliziotti che sembrano proprio i "cani addormentati dell'esercito nazionalista" che si vedevano nei film di una volta. Noi gente del popolo speriamo che l'armata Rossa venga un po' a bacchettarli. Ho fatto progressi da quando vivo a Pechino, no? Si dice che a Canton si permettano di mangiare qualunque cosa, a Shanghai di vestirsi in qualunque modo e a Pechino di dire tutto quello che si vuole. Ma adesso basta straparlare. Quello che conta è che lei è l'unico in grado di fare rivedere il processo di mio fratello.

- Devo avvertirla che da Pechino non mi sarà facilissimo occuparmi di un caso nello Heilongjiang e che per di più la cosa rischia di essere fortemente dannosa per le mie attività nella capitale...

- Maestro Hong, mi sta parlando di spese? Quanto a questo, stia tranquillo, non ci sono problemi. Per usare un'espressione di moda, le direi che al momento i soldi "mi escono dalle orecchie", - e trasse dalla tasca del vestito due rotoli di banconote che posò sul tavolino. – Sono ventimila. Li prenda per cominiciare, e se non bastano, me lo dice e torno a dargliene altri. Quando avrà sistemato le cose, aggiungeremo il suo onorario. Le va?

Hong Jun sprofondò nel divano e rispose: - D'accordo. Allora, per cominciare, le chiederò di raccontarmi i dettagli del caso. – E iniziò a passarsi la mano destra all'indietro tra i capelli morbidissimi.

Zheng Jianzhong si concentrò un istante prima di lanciarsi nel racconto di una storia molto aggrovigliata...

何家弘

人生情淵 ——雙血型人

 

 

    與眾不同的律師

 

洪鈞坐在寬大的老闆桌前,環視著室內的陳設--左側的墻邊並排放著兩個書櫃和一張工作臺,工作臺上放著電腦和印表機;對面的墻邊放著一套沙發和一個茶几;右側的門邊有一個花架,花架上放著一盆龜背竹,墻上還挂著一副很大的油畫。他很滿意,不僅因為這一 切已勝過他在美國的工作條件,而且因為他是這裡的主人!

洪鈞身材很高但不魁梧,四肢顯得有些偏長;寬闊的前額與整齊地梳向右邊的黑髮顯示著學者的風度;一對明亮的大眼睛中流露出善解人意但又有些執著的目光。他剛過而立之年,但舉止卻顯得十分穩重和老成。

他轉動老闆椅,面對玻璃窗,欣賞著窗外滿地的紅葉。十幾年來,他從未像現在這樣悠閒,以至於情不自禁地回想起那件終生難忘的往事……

那也是一個地上鋪滿紅葉的時節。晚自習後,洪鈞陪肖雪出去練車。肖雪是位來自哈爾濱的姑娘,生得天姿國色,而且是人民大學法律系的"文體雙星"。在肖雪的三個主要追求者中,洪鈞並無優勢。雖然那位學生會主席沒有洪鈞的相貌英俊,但他有著哲學家的思維和外交家的口才。雖然那位足球隊長沒有洪鈞的舉止文雅,但他有著響亮的歌喉和男子漢的豪爽。不過,洪鈞執著地追求著。為了得到肖雪的青睞,他不惜把寶貴的時間扔進他並不怎麼喜愛的舞廳和籃球場。肖雪似乎格外欣賞洪鈞的風度和學識,但她對這三位"候選人"的態度並不明朗。為了參加北京市高校自行車比賽,她幾乎每天晚上都要外出練車,因而就需要陪練。雖然她較多地把這"任務"交給洪鈞,但另外兩人有時也能得到她的"寵幸"。

洪鈞跟著肖雪騎車來到頤和園東門外,然後又向北騎去。此時已經是晚上10點多鐘了,路上幾乎沒有行人,正是練車的好時候。肖雪加快車速,洪鈞則有些吃力地在旁邊跟著。他覺得這不太寬的公路兩旁那高大的樹榦和昏黃的路燈在飛快地向後滑去。突然,他聽到肖 雪一聲驚叫,同時看見有一根粗繩索之類的東西懸空橫攔在前面的公路上。他急忙雙手捏閘,但慣性仍推著他向前衝去--車被繩索兜住了,但他卻飛了出去、重重地摔在路面上。摔倒之後,他首先想到的是在他旁邊摔倒的肖雪,便忍著左肩和腿部的疼痛,爬起身來。正在這時,只見從路旁的大樹後面走出兩個人來,其中一人大聲喝道:"想活命就快把身上的錢都掏出來!"洪鈞看見那人手中拿著一把一尺來長的片刀,便本能地説:"我們是大學生,身上沒錢!"然後便去扶正在掙扎著站起身來的肖雪。"沒錢!把這小妞留下頂錢!"那兩個人説著便逼了上來。洪鈞從來沒跟人打過架,但此時不知從何處來了渾身的膽氣。他把肖雪推到身後,猛地彎腰抓起肖雪那輛輕便跑車向兩個壞人掄去,持刀人躲閃不及,被前輪打了一個跟頭,手中的刀也掉了。另一個小子躲了過去,但洪鈞掄著自行車轉了一圈,第二下又把他打了一個大馬趴!洪鈞雖然不很強壯,但畢竟身高180!那兩個小子嚇得連滾帶爬地跑走了。

肖雪剛才是連摔帶嚇有些發蒙,此時已清醒過來,見洪鈞仍然在掄著自行車轉圈,忙叫道:"洪鈞,他們早跑了!"洪鈞這才停下來,把車放到地上,氣喘吁吁地説:"跑啦?哦……便宜了他們!你怎麼樣?摔壞了嗎?"

"沒啥事兒。咱們快走吧。"

他們檢查了一下自行車,發現只是車把摔歪了,便正過來,騎上去,飛快地返回學校。進了校園之後,他們的心情才平靜下來。兩人把自行車放好後,都不想回宿舍,便走進了路邊的小樹林。此時,他們才感到身上有不少疼痛之處,走起路來也一瘸一拐的。他們在一棵 樹下停住了腳步。洪鈞自我解嘲地笑了笑説:"我剛才看上去一定挺傻的,他們跑了我都不知道!"

肖雪深情地説:"不!你當時真勇敢。沒想到,你這個書獃子在關鍵時刻還真行!"

"其實……都是因為有你在我身邊!"

兩個人默默地面對面站著。涼涼的夜風吹著他們熱熱的身軀。白色的路燈在黑色的樹葉間閃爍。肖雪又向前走了兩步,仰起頭來望著洪鈞的眼睛,輕輕叫了聲:"洪鈞……"洪鈞覺得肖雪的聲音有些異樣,但他馬上就明白自己朝思暮想的幸福時刻終於來到了。他低下頭去輕輕地吻了一下她那柔潤的嘴唇。他感到有一股電流通過他的身體傳到心臟,使他的心跳比剛才掄車時還快……

洪鈞閉上眼睛,右手的五指反復地將頭髮向後梳去--這是他思考問題時的習慣動作,據説有極好的頭部按摩功能。此時,他盡力去回味第一次接吻的感覺。那是一種一生只有一次的感覺。雖然大學畢業以後他就再也沒有見過肖雪,但是在這十餘年的生活旅途中,無 論是在地球的這一邊還是在地球的那一邊,他都無法忘卻,因為那是一種刻骨銘心的感覺。

忽然,一個姑娘的聲音傳進他的耳鼓:"老闆,喝杯咖啡。"洪鈞睜開眼睛,慢慢地把轉椅轉了過來。從辦公室的門口走進一位穿著入時的女子。她把咖啡放到洪鈞面前,又補充了一句:"老闆,這次我可沒放糖!"

"謝謝,宋小姐。不過,我第三次提醒你,請你在進我辦公室之前先敲門!"多年的美國生活使他覺得進他人房間之前先敲門(即 使門開著),是一種最起碼的禮節。

"噢!我又忘啦!知錯就改,還是好同志。"宋佳快步走到門邊,故作認真地敲了敲門,説:"老闆,我可以進來嗎?"

洪鈞無可奈何地點了點頭。他知道自己為什麼在招聘秘書時一眼就看中了宋佳,因為她長得太像肖雪了:白皙的皮膚,秀麗的臉龐,線條明晰的鼻子,透著靈氣的大眼睛和挺細但挺黑的眉毛。特別是當她微笑的時候,薄薄的嘴唇後面露出兩排整齊潔白的牙齒,白裏 透紅的臉頰上泛起兩個淺淺的酒窩,讓人看了覺得整個世界都是一片陽光燦爛!想當年,肖雪就是因為這魅人的微笑而被男同學們評為"校花"的。而且,兩人説話的聲音也很像,只不過宋佳的語調中更多了幾分北京青年的調侃。有幾次,洪鈞真想問宋佳是否認識一個叫肖雪的人,但話到嘴邊又都被他咽了回去。

宋佳確實很精明。雖然她不知道自己能從十幾名應聘者中脫穎而出的真實原因,但她很快就察覺到這位相貌英俊的洋博士對自己有一種特殊的情感。她本來在警察學院學的是文秘專業,畢業後在市公安局工作兩年,後來辭了職,到一傢俬營公司搞公關。這幾年,她已先後換了五六個工作,包括飯店、酒吧和歌廳,但一直沒找到滿意的位置。這次應聘來當秘書,本來也沒太認真。面試時,她對這四星級飯店中的辦公環境印象不錯,而且對老闆很滿意。用她自己的話説,"這老闆不錯,不俗,也不酸。"幾年來,她一直在自修心理學,號稱有心理學碩士的水準。根據她對洪鈞性格的分析,她決定主動縮短與洪鈞的心理距離。因此,一個月的試用期還沒滿,她就不再稱洪鈞為洪先生或洪律師,而直呼其老闆,且説話頗為隨便。當然,洪鈞交給她的每項工作,她都盡全力去完成。

洪鈞喝了口咖啡,心不在焉地問宋佳:"你覺得在這兒工作怎麼樣?"

"不錯,挺養尊處優的。這不,都快一個月了,除了幾個諮詢的,連個正經案子都沒有。我説老闆,您不是回國休假的吧?"

"工作也得一張一弛嘛!"

"那咱們這弛得也真可以!這樣下去,咱們所就得改名休養所了!"

"有這麼嚴重?"

"要是按晚報上登的那樣,我看咱們堅持不了多久。"宋佳指了指桌子邊上那份《北京晚報》。

洪鈞拿起那張晚報,翻到第二版,又看了一遍他用紅筆圈出來的那一小段報道:

洪鈞律師事務所日前在京成立。這是在北京成立的又一家個體所有制律師事務所。洪鈞律師曾在北京一所著名大學的法律系任教並兼任律師,後於1987年赴美留學。在美六年期間,他獲得了法學博士學位,並在芝加哥一家著名律師事務所工作兩年。洪鈞律師事務所專門承辦各類刑事案件。這在歸國律師中亦屬罕見……

宋佳説:"現在的律師都千方百計找經濟案子、搞國際項目,咱們哪能説自己專辦刑事案件呢?!"

"刑事案件是我的興趣,也是我的專長。"

"可是,辦刑事案子賺不了多少錢呀!您準是特想報效祖國、為人民服務吧?"

"在美國,很多專辦刑事案件的律師都很有錢。"洪鈞沒有直接回答。

"可那是美國!"

"別著急,咱們中國也在向這方面發展。"

就在這時,外面傳來了門鈴聲。

洪鈞笑道:"你瞧,送錢的來了。"

來者是一位四十多歲的男子,濃眉大眼,黑紅臉膛,蓄著唇須和大鬢角,中等身材,挺著啤酒肚。他穿一身灰西裝,領帶沒繫緊歪向一旁。進屋後,他沒等宋佳介紹便大步走上來,一邊與洪鈞握手,一邊大聲説道:"您就是大名鼎鼎的洪大律師?"

"洪鈞。"洪鈞説著,隨手遞上一張名片,並問道:"這位先生貴姓?"

"姓鄭,免貴姓鄭。鄭建中。"説著,他也掏出一張名片,遞給洪鈞。"哈哈,又多一個'騙子'(片子)。噢,那啥,我可不是説您,洪大律師。我們説慣了,名片、名片,就是明著騙。您説對不?"

洪鈞請鄭建中坐在旁邊的沙發上,自己坐在對面,然後看著手中的名片。這張印製精美的名片上印著:"濱北建築工程公司鄭建中總經理"。

宋佳給鄭建中送來一杯茶,然後又退了出去。鄭建中從兜裏掏出一包"萬寶路",遞向洪鈞:"洪大律師,請抽支煙?"

"謝謝!我不抽煙。"

鄭建中自己拿出一支,剛要點,一眼看見茶几上立著一個小牌子,上面寫著:"請您在談完正事之後再吸煙!"他略有些尷尬地把煙收了起來。

"那啥,咱是個粗人。洪大律師,您別見怪!"

"沒關係。我就是聞了煙味容易頭暈。您花錢找我,當然不希望我暈暈乎乎的。對吧?"

"那是,那是。"

"鄭總經理是東北人?"

"黑龍江。"

"不過,在北京呆了不少年吧?"

"正經有幾年了。咱是搞建築的,我們那疙瘩活兒不多。北京地界大,又是首都,掙錢容易。"

"鄭總經理今天來,好像不是因為錢的事兒吧?"

"是為了我兄弟的事。他十年前被判了死罪。先是死緩,後來又改了無期。可他根本就沒犯罪!"

"那您怎麼才想翻案?"

"嗐!這些年不凈忙著掙錢了嘛!説句掏心窩子的話,為這事兒我老覺著對不起我兄弟!"

洪鈞説:"有點兒心理不平衡!"

"對,是不平衡!可我那會兒沒錢呀!我那會兒要是大款,説啥也不能讓我兄弟下了大獄!是吧?"

"那你為什麼不在當地找律師呢?"

"找啦!沒人接。我們那疙瘩的律師都説這案沒法兒翻。可我就不死心。那天在晚報上看了您那段廣告。"

"那是報道,不是廣告。"

"我懂!眼下找記者整個報道,比廣告還靈。這可不是扯犢子。你信不?"

洪鈞未做回答,而是起身走到寫字檯前,拿來那張晚報,放到茶几上。

"對!就是這張。看了以後,我覺著我兄弟又有望兒了。您是美國律師……"

"不,我是中國律師!"

"反正您在美國幹過律師,這不假吧?"

"不假。"

"您嚇我一跳,我差點兒以為您這廣告也是假的呢!"

"這有什麼區別?"

"那差老鼻子啦!我看過美國電影,美國律師都蝎虎著哪!甭管啥事兒,只要到他們手裏,全能辦成。還有,美國總統叫啥?坑裏蹲?"

宋佳正好進來倒水,聽了這話,樂得差點兒沒背過氣去。

洪鈞也忍不住笑出聲來,説:"叫克林頓。"

"就是。那天他們告訴我美國總統叫坑裏蹲。我説不能。人家一個大總統,哪能叫那個名兒!他們管廁所都叫洗手間,總統能叫'蹲坑兒'?得,我這可真是扯犢子了。我是説,人家總統兩口子都是律師,對不?"

"對。不過,美國和咱們中國的情況可不一樣……"

"這我知道,所以我説您這名字起得好!"

"名字是我爸給起的。"

"那是他老人家聖明!那啥,洪鈞就是'紅軍'唄!我這些年在北京學得不善吧?聽人説,廣州人是啥都敢吃;上海人是啥都敢穿;北京人是啥都敢説。得,不跟您扯。説了歸齊,我覺著我兄弟這案子,只有您能翻。"

"不過,從北京到黑龍江去辦案,不太方便,而且會影響我在北京的業務……"

"洪大律師,您是説費用?這沒問題。説句時髦的話,我現在窮得就剩錢了。"説著,鄭建中從隨身帶的包裏掏出兩疊人民幣,放在茶几上,"這是兩萬,您先拿著用。不夠告訴我,我再給您送來。事成之後,報酬另算。您看成不?"

洪鈞往沙發背上一靠,説:"好。那就請您先談談案件的具體情況。"他開始用右手的五指從前向後地梳理起自己那頗有柔性的頭髮。

鄭建中沉思片刻,然後講出了一個耐人尋味的故事……



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