Israele:Colloquio preliminare per la ripresa dei colloqui di pace tra Israele e Palestina
  2013-07-31 15:00:07  cri


La sera del 29 luglio, ora locale di Washington, i negoziatori israeliani e palestinesi hanno iniziato i colloqui preliminari, discutendo della ripresa del dialogo, interrotto da quasi tre anni.
 
Secondo l'agenda giornaliera, resa nota dal Dipartimento di Stato americano, la sera del 29 luglio, il Segretario di Stato, John Kerry, il capo negoziatore israeliano, Tzipi Livni e quello palestinese, Saeb Erekat hanno tenuto una cena per l'inizio del Ramadan e hanno dato il via alla discussione. L'incontro ufficiale sulla ripresa dei colloqui si terrà oggi, ed entrambi i rappresentanti parleranno di alcune questioni procedurali relative alla preparazione dei colloqui tra il presidente palestinese, Mahmoud Abbas e il premier israeliano, Binyamin Netanyahu. Il Segretario di Stato americano, John Kerry sarà il testimone, e si prevede che questo processo di negoziazione durerà da 6 a 9 mesi.

Uno dei temi centrali di questo giro di colloqui sarà la fondazione di uno stato palestinese. Su questo tema, entrambe le parti discuteranno in modo specifico degli insediamenti israeliani nei territori occupati, dello status di Gerusalemme e della situazione dei profughi palestinesi. Secondo gli analisti, le questioni relative agli insediamenti e ai profughi saranno relativamente facili risolvere, in quanto entrambe le parti dispongono di un sufficiente margine di compromesso. Sarà tuttavia sul problema della costituzione di uno stato palestinese che le divergenze degli interlocutori saranno difficili da conciliare.

La parte palestinese chiede la costituzione di uno Stato della Palestina delimitato dai confini del 1967, con capitale a Gerusalemme Est. Tuttavia, Israele si è opposto fermamente a questa richiesta, e ha dichiarato che i confini del futuro Stato palestinese dovranno essere stabiliti sulla base di negoziati, sottolineando inoltre che Gerusalemme sarà, per sempre, la sua capitale indivisibile. In ogni caso, una decisione approvata questo fine settimana dal governo israeliano, ha stabilito che qualsiasi accordo di pace definitivo che contempli la cessione di territorio dovrà essere approvata attraverso un referendum. I media ritengono che questa posizione possa lasciare uno spazio per la negoziazione, ma allo stesso tempo costituire un ostacolo.

Nell'ottobre del 2010, il colloquio di pace tra Israele e Palestina è stato interrotto a causa di un rifiuto israeliano inerente alla questione degli insediamenti, che ha indotto la parte palestinese ad abbandonare il tavolo dei negoziati. Questa volta, le due parti hanno concordato di sedersi l'una di fronte all'altra, a Washington, e questo, secondo i media americani, è già un passo avanti.

Inoltre, la decisione approvata dal governo israeliano questa domenica, sul rilascio dei 104 palestinesi detenuti prima della firma degli "Accordi di Oslo" è stata considerata come una atto di buona volontà da parte di Israele. Per quanto riguarda i colloqui preliminari che si terranno questa settimana, i media nutrono ancora delle speranze, anche se quelli americani hanno assunto un atteggiamento pessimistico sulla prospettiva di un possibile passo in avanti. Proprio prima dei colloqui, John Kerry ha nominato l'ex ambasciatore americano in Israele, Martin Indyk, come persona di contatto per il coordinamento degli incontri. John Kerry ha sottolineato che un compromesso ragionevole costituirà la base per una soluzione della trattativa.

Il 29 luglio, il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon ha espresso il suo deciso sostegno alla ripresa dei colloqui di pace tra Israele e Palestina e, allo stesso tempo, ha invitato le parti ad intraprendere più azioni positive per creare le condizioni adatte al dialogo. All'inizio della giornata, Ban Ki-Moon ha incontrato il Ministro della Giustizia e Capo negoziatore israeliano, Tzipi Livni. Durante l'incontro, Ban Ki-Moon ha affermato di sostenere con forza la ripresa delle trattative per realizzare l'obiettivo dei "due paesi", esprimendo inoltre apprezzamento per la coraggiosa decisione del premier israeliano, Netanyahu.

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