Egitto: dichiarato il fallimento della mediazione internazionale per la crisi
  2013-08-09 14:56:46  cri


Il 7 agosto, il Palazzo presidenziale egiziano ha posto fine agli impegni diplomatici circa l'attuale crisi nel Paese. Intanto il governo di transizione ha ribadito la propria decisione nel voler disperdere i sit-in dei sostenitori di Morsi in Piazza della Moschea di Rabaa Al-Adaweya e in Piazza Nahda.

Sin dalla deposizione di Morsi come presidente il 3 luglio, la situazione in Egitto continua a farsi più tesa, i morti e i feriti nei conflitti si fanno sempre più frequenti. La situazione del Paese ha attirato l'attenzione della comunità internazionale. Dalla fine di luglio, l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton, il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, il vice segretario di Stato statunitense, William J. Burns, come anche i diplomatici dei paesi del Golfo quali Qatar ed Emirati dell'Unione Araba si sono recati in visita in Egitto e hanno tenuto diversi incontri con il presidente, vice presidente, e il ministro degli Esteri del governo temporaneo egiziano e assieme ai leader delle principali fazioni politiche del Paese, tentando di promuovere la riconciliazione nazionale tra le varie fazioni egiziane.

Il 7 agosto, il Palazzo presidenziale egiziano ha pubblicato una dichiarazione nella quale si legge circa il fallimento degli sforzi dei vari Paesi nell'opera di mediazione tra il governo di transizione e le fazioni islamiche egiziane, come la Fratellanza musulmana.

Dal quel 7 agosto la fase di una possibile risoluzione pacifica della crisi egiziana attraverso canali diplomatici è terminata. Secondo la dichiarazione, per disperdere la manifestazione in Piazza della Moschea di Rabaa Al-Adaweya e in Piazza Nahda, negli ultimi 10 giorni, la parte egiziana ha concesso la visita delle delegazioni diplomatiche da USA, Ue, EUA e Qatar, così che questi possano venire a conoscenza dell'attuale situazione e richiedano alla Fratellanza musulmana di rispettare la volontà del popolo egiziano abbandonando la violenza e la sua influenza a livello sociale. Nella dichiarazione, è stato anche indicato che l'Egitto ringrazia i Paesi che si sono impegnati nei tentativi di risoluzione della crisi e mostra la propria comprensione circa le ragioni del fallimento. La Fratellanza musulmana deve assumersi tutte le responsabilità di questi eventi, per le azioni volte a minare la legalità e per aver minacciato la stabilità sociale.

Il 7 agosto, il premier del governo di transizione egiziano, Hazemal-Beblawy, ha ribadito che la dispersione delle proteste è una decisione del gabinetto. Ha aggiunto che il governo ha sperato di poter risolvere la crisi in modo pacifico durante il ramadan, senza l'intervento dei dipartimenti di sicurezza. Tuttavia ciò non sta a significare alcuna concessione da parte del governo circa le proteste. Egli ha indicato che queste proteste istigano alla violenza, all'uso delle armi e provocano il blocco del traffico, fattori che esulano da una semplice manifestazione pacifica.

Beblawy ha sottolineato che il governo ha richiesto nuovamente ai cittadini seduti nelle piazze di disperdersi quanto prima e tornare dalle proprie famiglie e al proprio lavoro. Quelli che non hanno commesso crimini non saranno puniti. Nel discorso del giorno stesso, Beblawy non ha dato conferma sull'intervento o meno da parte dei dipartimenti per disperdere i manifestanti.

Da notare è il fatto che il Palazzo presidenziale e il governo di transizione hanno pubblicato separatamente due dichiarazioni. In merito, gli analisti hanno indicato che i nuovi atteggiamenti delle due parti dimostrano che l'autorità del Paese ha già mantenuto forti sia la tolleranza che la moderazione provando a risolvere la crisi in maniera pacifica e con ogni mezzo.

Le due parti hanno anche sottolineato che la Fratellanza musulmana deve assumersi la responsabilità per il fallimento della riconciliazione diplomatica e per le altre soluzioni di pace. Questa è stata inoltre accusata di aver minacciato gli interessi comuni. Insomma, queste due dichiarazione mirano ancora ad esercitare una certa pressione sulla Fratellanza musulmana e a generare le diverse opinioni sulle possibili misure che il governo adotterà dopo il ramadan.

D'altro canto, secondo alcuni media locali, la dichiarazione del Palazzo presidenziale egiziano sul termine degli sforzi diplomatici ha messo in luce la sua posizione circa la resistenza dell'intervento delle forze straniere nei suoi affari interni.

Recentemente, le affermazioni rilasciate da alcune delegazioni straniere avevano minacciato la tolleranza dell'autorità egiziana. Ad esempio, durante una conferenza stampa tenutasi al Cairo, il membro del Congresso americano, John McCain, ha definito la destituzione di Morsi un "colpo di Stato", richiedendo al contempo la liberazione dei leader della Fratellanza musulmana arrestati. L'affermazione ha suscitato subito le rimostranze del presidente ad interim egiziano, indicando che questo tipo di intervento negli affari interni del Paese è inaccettabile.

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