Scontri tra Palestina ed Israele, annullati i negoziati
  2013-08-28 14:52:40  cri


Il 26 agosto, presso il campo profughi di Ramallah, in Cisgiordania, l'esercito israeliano ha ucciso tre cittadini palestinesi, provocando una decisa protesta da parte dell'autorità della Palestina. Come reazione, la Palestina ha annullato i negoziati diretti in programma a Jerico, sempre in Cisgiordania. Nel contesto dei negoziati di pace tra le due parti, ripristinati da poco, gli analisti ritengono che la vicenda avrà conseguenze negative sul loro svolgimento.

Lo stesso giorno, l'esercito di difesa israeliano, con il pretesto dell' "arresto di terroristi", è entrato nel campo profughi di Kalandiya, nei pressi di Ramallah. L'azione ha suscitato l'opposizione dei palestinesi. Secondo quanto dichiarato dal portavoce dell'esercito, i soldati hanno sgomberato, in modalità "anti sommossa", i circa 1.500 palestinesi riunitisi intorno al campo. L'escalation degli scontri ha causato tre morti palestinesi e il ferimento di un giovane, poi ricoverato. Infine, l'esercito israeliano ha arrestato i "sospetti" responsabili.

Ai funerali per le persone uccise, tenuti lo stesso giorno, hanno partecipato migliaia di palestinesi che gridavano slogan, con alcuni che sparavano colpi in aria in segno di vendetta. Al posto di controllo di Kalandiya, si sono verificati nuovi scontri tra i soldati israeliani e i palestinesi; gli ultimi hanno bruciato pneumatici e lanciato pietre contro i soldati, mentre le truppe israeliane hanno risposto con spari di proiettili di gomma e lacrimogeni.

Lo stesso giorno, il portavoce dell'esercito israeliano ha spiegato che un gruppo di soldati aveva accompagnato un contingente di poliziotti al campo profughi di Kalandiya per effettuare un arresto, e che questi hanno aperto il fuoco perché si erano sentiti in pericolo di vita. Secondo quanto appreso, due jeep hanno subito un attacco con lancio di pietre. L'esercito israeliano e la polizia israeliana stanno svolgendo un'indagine in merito.   Dopo il verificarsi di questo caso, la Palestina ha reagito con rabbia, annunciando immediatamente l'annullamento dei negoziati diretti in programma lo stesso giorno, a Jerico. Il portavoce del presidente palestinese, Nabil Abu Rudaineh, ha condannato l'uccisione dei cittadini palestinesi da parte dell'esercito israeliano, affermando che Israele sta ancora portando avanti la costruzione degli insediamenti dei coloni ebrei, e che tutto ciò "dimostra le vere intenzioni di Israele sul processo di pace". Al momento, Rudaineh ha riferito che i negoziati potrebbero entrare in una fase di crisi, e che le azioni di Israele potrebbero avere conseguenze negative sul loro svolgimento. Il portavoce ha lanciato un appello anche agli Stati Uniti, affinché intervengano nel negoziato, in modo da scongiurarne il fallimento.

Da parte sua, il premier palestinese, Rami Hamdallah, ha affermato la necessità di un intervento della comunità internazionale per impedire queste azioni da parte di Israele, e per proteggere il popolo palestinese. Un funzionario dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina ha dichiarato che l'esercito israeliano ha usato proiettili veri in zone densamente popolate, in chiara violazione del Diritto Internazionale e della legge sui diritti umani. Il funzionario ha auspicato che il Consiglio di sicurezza dell'Onu, il Quartetto per il Medio Oriente e la comunità internazionale possano attuare misure concrete per porre fine ai danni contro i civili palestinesi ad opera di Israele, e per sanzionare quest'ultimo.

Le analisi condotte in merito riferiscono che questo fatto ha portato conseguenze negative sui negoziati, e che dopo il loro annullamento non si sa quando potranno essere riavviati. Questa volta, la base per riavviare il dialogo tra le due parti non si presenta solida, entrambe non procedono ai negoziati con l'obiettivo di potenziare la fiducia reciproca, e non c'è nemmeno un atteggiamento di urgente necessità di giungere ad un accordo. L'intervento deciso da parte degli Stati Uniti è finalmente riuscito a rimettere le due parti sul tavolo, ma nelle condizioni di una mancanza di fiducia reciproca, qualsiasi loro atto imprudente potrà avere delle conseguenze difficilmente prevedibili. Questo evento potrebbe radicalizzare l'opposizione dei cittadini di ambo le parti nei confronti dei negoziati di pace, e dunque influenzarne l'andamento.

In ogni caso, attualmente, nessuna delle due parti ha rilasciato dichiarazioni sulla sospensione dei negoziati di pace, e questo sta a significare che c'è una possibilità che questi continuino. Tuttavia, visto l'atteggiamento palestinese, in futuro sarà necessario un impegno ancora maggiore da parte degli Stati Uniti e della comunità internazionale per impedire il naufragio dei negoziati che, secondo l'agenda, dureranno nove mesi. In un arco di tempo così lungo, resta ancora un'incognita se Israele e Palestina riusciranno a mantenere la calma, mettendo realmente le trattative al primo posto.

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