USA: svolta nella crisi del defaut, accordo bipartisan pone fine allo shutdown
  2013-10-18 15:20:36  cri

 

Il 17 ottobre, in un momento esplosivo della crisi del debito del governo americano, i leader dei due partiti al Senato hanno annunciato il raggiungimento di un accordo per evitare il default e per il ritorno alle normali funzioni del governo federale. Sulla questione, il presidente Barack Obama ha plaudito gli enormi sforzi compiuti dai leader dei due partiti.

Circa alle 8 di sera del 16 ottobre, ora locale, il Senato ha approvato, con 81 voti a favore e 18 contrari, l'accordo per evitare il default e per il ritorno alla normale operatività del governo federale, abbozzato congiuntamente dai senatori dei due partiti. Quasi due ore dopo, l'accordo ha ottenuto anche il via libera da parte della Camera dei rappresentanti, con 285 sì e 144 no.

Il leader della maggioranza al Senato, Harry Reid, ha ammesso: "Nelle ultime settimane, eravamo divisi in modo profondo e quasi insuperabile, e questo ha portato il paese sull'orlo del baratro. Alla fine, gli avversari politici hanno messo da parte gli antagonismi, e hanno scongiurato la crisi". Secondo Reid, il compromesso è stato raggiunto in un modo tutt'altro che facile.

L'accordo di compromesso è composto principalmente da quattro punti: il primo prevede il recupero totale delle normali funzioni del governo federale, e un'operazione fino al prossimo 15 gennaio sulla base dell'attuale budget; il secondo rappresenta l'elevamento del tetto del debito del governo federale e il permesso dato al Tesoro di evitare necessariamente il default, con una scadenza prevista per l'inizio di febbraio prossimo. Il terzo punto chiede alle due Camere di formare una commissione con un apposito staff, in modo da realizzare un piano tributario e di spesa del governo per i prossimi dieci anni, il cui varo è previsto prima del 13 dicembre prossimo. L'ultimo punto richiede un esame più rigoroso delle condizioni economiche di chi presenta domanda per i sussudi del governo, nell'ambito della riforma sanitaria di Obama.

Ovviamente, l'ultimo punto non cosituisce alcuna sfida o minaccia sostanziale alla legge di riforma sanitaria di Obama, e l'eliminazione dei difetti nell'applicazione della legge corrisponde agli interessi delle varie parti. Per questo motivo, l'accordo ha incassato facilmente il sì delle due camere.

In merito, Obama ha affermato che l'accordo permetterà al governo federale di tornare immediatamente e totalmente alla sua normalità operativa, eliminando l'ombra oscura della crisi del default gettata su tutto il mondo. Il presidente americano ha aggiunto che ci sono ancora tante cose su cui lavorare, tra cui il rilancio della fiducia del popolo americano nei confronti del Congresso e del governo, perduta nelle scorse settimane.

La notizia, giunta sul filo di lana, ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai vari settori americani, tuttavia rimane qualche scetticismo. Alcuni ritengono che questo compromesso bipartisan non possa risolvere il problema in modo radicale, ma abbia solo rinviato l'esplosione della crisi. Queste stesse persone sono preoccupate per il ripresentarsi, a fine anno, della medesima questione. Dopo tutto, c'è un forte antagonismo tra i repubblicani e i democratici su diverse questioni di principio, tra cui la quantità di denaro che dovrebbe spendere il governo, la provenienza di questo denaro, e per quali settori dovrebbe essere stanziato. La mattina dello stesso giorno, il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, annunciando l'avvenuto accordo, ha continuato a criticare la riforma sanitaria di Obama, dichiarando che i repubblicani continueranno a lottare per abolire il disegno di legge.

A sedici giorni dallo shutdown del governo, e in un momento esplosivo prima del default del debito, i due partiti hanno finalmente raggiunto un compromesso, evitando provvisoriamente di provocare un'altra crisi economica mondiale. Tuttavia, l'allarme non è ancora cessato completamente. Come prima economia del mondo, negli ultimi anni gli Stati Uniti sono passati da una crisi all'altra, e insieme al loro continuo indebolimento interno, hanno minacciato la stabilità finanziaria e la ripresa economica mondiale. In precedenza, durante le riunioni d'autunno a Washington della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, il direttore generale del FMI, Lagarde, i funzionari ed economisti di vari paesi – tra cui il vice governatore della Banca Popolare Cinese, Yi Gang - hanno rivolto un appello agli Stati Uniti affinché si assumano la giusta responsabilità di mantenere la stabilità del mercato finanziario internazionale.

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