Bosnia: situazione ancora stabile, ma la protesta continua in modo pacifico
  2014-02-12 15:18:59  cri

Dopo una massiccia manifestazione e uno scontro sanguinoso, avvenuti il 7 febbraio, per ora il quadro politico della Bosnia rimane stabile. In ogni caso, da mezzogiorno dell'8 febbraio in alcune città, alcuni dimostranti sono scesi nuovamente in strada per protestare in modo pacifico con l'obiettivo di esprimere le loro insoddisfazioni e avanzare le proprie richieste. Ecco di seguito il nostro servizio in merito.

Circa alle 5:00 del 10 febbriao, ora locale, nella piazza del centro della città di Sarajevo, si sono radunati un centinaio di manifestanti. Il traffico intorno alla piazza è stato bloccato dalla polizia, per cui si è riuscito a mantenere l'ordine in maniera abbastanza stabile, senza alcun segnale di eventuali scontri come quello avvenuto il 7. In ogni caso, le "cicatrici" provocate dalle sommosse della scorsa settimana sono ancora davanti agli occhi di tutti: il Palazzo presidenziale e quello del governo del Cantone di Sarajevo anneriti dagli incendi; i danni gravi subiti da diversi uffici del Palazzo presidenziale, dove tante finestre sono state bruciate e ora sono coperte da tende di plastica; i poliziotti schierati davanti ai due edifici bruciati; le edicole distrutte ai lati della strada, con il vetro rotto rimasto ammucchiato per strada e ancora da portare via. Ogni tanto alcuni dimostranti riuniti al centro della piazza vicina, suonano la tromba per richiamare tutti a gridare insieme degli slogan.

Le manifestazioni hanno preso il via nella città industriale Tuzla, dove, la privatizzazione delle aziende statali, ha provocato un'ondata di disoccupazione degli operai su vasta scala, che ha acutizzato le contraddizioni sociali. Il 5, centinaia di studenti e operai disoccupati sono scesi in strada per esprimere il malcontento, chiedendo al governo di porre fine agli atti a detrimento della popolazione e all'immobilismo che dura da tanto tempo, inoltre, sono state anche avanzate delle richieste per le dimissioni delle autorità. Alla protesta di Tuzla hanno poi seguito quelle in diverse località del paese.

Il 7, decine di migliaia di residenti di oltre 20 città hanno partecipato alle manifestazioni, alcune delle quail hanno portato anche a degli scontri sanguinosi con quasi 300 feirti tra dimostranti e poliziotti. La polizia ha arrestanto decine di manifestanti, ma ciò non ha fatto altro che suscitare l'enorme rabbia dei cittadini comuni. L'8, la situazione è tornata gradualmente sotto controllo, e nei giorni successivi, i dimostranti hanno cambiato la loro forma di protesta, facendola divenatare pacifica, e chiedendo al governo di rilasciare i residenti arrestati. Attualmente, le proteste si concentrano prevalentemente sui territori della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, una delle principali entità politico-amministrative.

La protesta che va avanti da giorni ormai, ha già portato alle dimissioni da parte dei governatori di quattro cantoni e municipalità. Tuttavia, poichè non è stata ancora soddisfatta la richiesta delle dimissioni collettive della Federazione, i dimostranti di molte località, come Sarajevo, hanno dichiarato un altro raduno per l'11. Secondo gli analisti, i manifestanti hanno già espresso le proprie richieste ma senza ottenere la risposta desiderata, per cui la situazione ora è quella di un percorso di rivoluzione intrapreso solo a metà, quindi non è realistico aspettarsi che i cittadini cessino immediatamente le attività di protesta mentre sono ancora animati da molta rabbia. Molti dimostranti hanno anche affermato di non volere il ripetersi della tragedia avvenuta il 7, sperando di raggiungere i propri traguardi in modo pacifico. In ogni caso, l'andamento della situazione non dipende solamente dalle dichiarazioni dei dimostranti, ma piuttosto dalla reazione del governo.    

Inoltre, in precedenza, l'Alto rappresentante internazionale in Bosnia, Valentin Inzko, ha dichiarato che in caso di una continua escalation della situazione, sarà possibile mobilitare le forze di peace-keeping dell'UE di stanza nel paese.

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