Cina: più partecipazione sociale all'industria culturale
  2014-02-25 14:27:31  cri

La recente febbre per le serie televisive sudcoreane in Cina sta facendo sentire a molti cinesi la carenza di prodotti culturali made in China. In merito, durante una conferenza stampa indetta il 24 febbraio dall'ufficio stampa del Consiglio di Stato, il ministro della Cultura cinese Cai Wu ha sottolineato che ci sono enormi potenzialità da esplorare nell'ambito del consumo culturale dei residenti in città e nelle cittadine, e che d'oggi in poi, il governo promuoverà, attraverso diverse iniziative, la partecipazione di tutta la società all'upgrading dell'industria culturale, in modo da creare sempre più ottimi prodotti culturali e da valorizzare e formare nuovi settori di consumo. Ecco di seguito il nostro servizio in merito:

La Cina è un Paese dalla storia culturale millenaria, caratterizzata da abbondanti risorse e tradizioni culturali. Tuttavia, a causa della mancanza di vitalità e competitività, le imprese culturali cinesi occupano solo una piccola quota nel mercato internazionale, mentre all'interno, il consumo culturale necessita di una valorizzazione approfondita. Attualmente in Cina, il mercato è dominato dalle serie televisive sudcoreane e americane, come ad esempio la serie tv coreana "Sceso dal cielo", che ha ricevuto oltre un miliardo di visite online, e l'enorme consumo culturale di tali serie televisive estere ha indotto innumerevoli donne cinesi a recarsi in viaggio in Corea del Sud, ad acquistare i cosmetici utilizzati dalle attrici nelle serie tv, a partecipare agli incontri con gli attori coreaniā€¦. Le impressioni lasciate ai cinesi dalle serie televisive cinesi sono invece le seguenti:

"Al momento in Cina non vi sono serie televisive eccellenti, il livello delle serie televisive create da alcune reti televisive cinesi non è lo stesso di quelle straniere, ragione per cui oggi molti cinesi amano le serie tv sudcorene, che sono molto più innovative e migliori di quelle cinesi".

La febbre delle serie tv coreane in Cina rappresenta comunque solo una parte del consumo culturale dei cinesi. Parlando di questo tema, il ministro della Cultura cinese Cai Wu ha rilevato che il consumo culturale della Cina ha un potenziale di oltre 400 milioni di yuan, e che al momento esso raggiunge soltanto i 160 milioni, a dimostrazione della dimensione limitata del consumo totale dei residenti nelle città e nelle cittadine, e dell'esistenza di grosse potenzialità da valorizzare.

"Attualmente i problemi principali sono la scarsa dinamicità e competitività nel mercato culturale, l'irragionevolezza della struttura strategica industriale caratterizzata in particolare dalla mancanza di marchi culturali famosi. Inoltre, le imprese culturali occupano solo una piccola quota nel mercato del commercio culturale internazionale, e mancano di forte competitività. Il potenziamento della competitività culturale tramite lo sviluppo delle attività di commercio rappresenta un grosso problema".

In realtà, una fonte di infinita vitalità culturale è rappresentata dal popolo, attualmente, la maggioranza delle imprese culturali cinesi sono ancora di dimensione piccola con capitali limitati, ma sono proprio queste che hanno dato imput importanti allo sviluppo delle varie forme artistiche culturali quali il crosstalk e il teatro; in ogni caso, vista la debolezza economica, per queste aziende culturali piccole resta ancora difficile stabilizzarsi. Dallo scorso anno, il governo cinese ha varato delle misure per la tutela degli interessi delle aziende culturali piccole, tra cui spicca la riduzione delle tasse, ivi comprese la sospensione dell'IVA e della business tax a quelle con fatturato mensile inferiore a 20 mila yuan, e l'estensione della modalità pilota di prelievo dell'IVA in cambio della business tax alle imprese di innovazioni culturali e dei servizi radiofonici e cinematografici di tutto il Paese. Secondo quanto anticipato da Cai Wu, in futuro il governo continuerà a dare propulsione, con delle agevolazioni collegate, all'integrazione tra la cultura e il settore finanziario, così da creare un buon ambiente per il finanziamento e lo sviluppo delle imprese culturali.

"In primo luogo, il Consiglio di Stato ha già incluso le imprese culturali piccole nel quadro della politica favorevole alle aziende piccole, nel senso che tutte le agevolazioni che riguardano le piccole imprese sono dirette anche alle piccole aziende culturali. In secondo luogo elaboriamo, insieme alle varie competenze, una politica apposita per lo sviluppo delle aziende culturali piccole. Al momento si sta abbozzando il documento, e se tutto andrà bene, potrebbe uscire già entro il primo semestre di quest'anno. In terzo luogo, bisogna continuare ad approfondire le collaborazioni con gli istituti finanziari, coordinando attivamente l'appoggio dei fondi specifici da parte del ministero delle Finanze, così da elaborare un progetto per la crescita delle piccole imprese culturali tramite una serie di misure concrete".

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