Giappone: terzo anniversario del catastrofico terremoto
  2014-03-12 14:17:19  cri

 

L'undici marzo ricorre il terzo anniversario del catastrofico terremoto che ha colpito l'est del Giappone. L'11 marzo 2011 un sisma di magnitudo 9 ha colpito senza preavviso il nord-est del Giappone e l'immane tsunami successivo ha inferto un colpo devastante alle aree costiere. Nel frattempo, l'incidente alla centrale nucleare ha scosso e angosciato ancora di più il mondo. Questa tragedia mista di catastrofe naturale e di disastro umano ha arrecato ai giapponesi delle sofferenze che non si sono ancora rimarginate, mentre il lavoro di ricostruzione avanza con lentezza.

Secondo quanto rivelato dal Dipartimento per la ricostruzione del Giappone, fino al 13 febbraio gli sfollati per il catastrofico sisma dell'11 marzo 2011 risultavano 267mila. Nelle 3 prefetture maggiormente colpite di Fukushima, Miyagi e Iwate, 97mila persone vivono ancora in rifugi temporanei. A Fukushima, dove si è verificato l'incidente nucleare, 48 mila persone si sono rifugiate al di fuori della prefettura, un numero molto superiore a quello delle altre due prefetture.

Secondo i dati della polizia giapponese, fino al 10 marzo scorso il terremoto dell'11 marzo 2011 ha provocato 15.884 morti e 2633 dispersi nell'intero paese. Inoltre nelle tre prefetture di Fukushima, Miyagi e Iwate, dopo il terremoto, i morti per ferite o malattie sono aumentati di 300 unità rispetto al 2012, raggiungendo quota 3000. Alcuni ritengono che il motivo principale dell'aumento del numero dei morti legati al terremoto sia la pressione psicologica indotta dalla lunga permanenza nei campi riservati per gli sfollati.

  

Inoltre, dai dati pubblicati da una compagnia di ricerche privata giapponese emerge che per l'impatto del terremoto, in 3 anni 1485 imprese sono finite in bancarotta, più della metà delle quali per false voci che hanno indotto il calo della fiducia dei consumatori, e meno del 10% per la distruzione degli stabilimenti o per la paralisi logistica provocate direttamente dal sisma. Anche se il numero delle imprese fallite per il sisma si riduce di anno in anno, finora ogni mese una ventina dichiarano ancora fallimento.

  

Va anche notato che il lavoro di ricostruzione nelle zone sinistrate procede con lentezza. Secondo quanto appreso, nelle tre prefetture più colpite è stato completato solo il 3% del piano di edilizia residenziale per i sinistrati, e meno del 10% delle zone hanno completato il lavoro di sistemazione collettiva dei sinistrati. I media giapponesi affermano che anche l'aumento del costo della manodopera provocato dalla carenza di personale dell'edilizia e la lentezza del processo di costruzione delle infrastrutture hanno ostacolato l'opera di ricostruzione. Inoltre alla fine del gennaio scorso il 95% delle 16 milioni e 940 mila tonnellate di rovine e rifiuti provocati dal sisma nelle 3 prefetture più colpite non era ancora stato attutito.

I terreni agricoli allagati dallo tsunami sono stati ripristinati al 70% e i porti pescherecci che hanno ripreso la produzione hanno visto un certo aumento rispetto al 2012, ma il grave colpo inferto all'industria locale dall'incidente alla centrale nucleare non è ancora stato mitigato.

Dei 4 gruppi di generatori della prima centrale nucleare di Fukushima, dal primo al terzo la stabilità viene mantenuta solo con raffreddamento con iniezioni d'acqua, e in ogni momento dell'acqua sotterranea penetra nell'edificio dei generatori e viene contaminata, il che provoca anche l'accumulo di una forte quantità di acque reflue altamente radioattive all'interno della centrale. Anche se per cancellare l'influenza del problema delle perdite di acqua contaminata sulla candidatura di Tokyo all'organizzazione delle Olimpiadi, nel settembre scorso il premier Abe ha annunciato alla comunità internazionale che le acque contaminate erano già state "del tutto bloccate", questa assurdità ha immediatamente suscitato gli ampi dubbi dell'opinione pubblica e degli esperti e studiosi giapponesi.

  

Ciò nonostante, il governo Abe persiste nel promuovere la politica di riavvio delle centrali nucleari. Il 9 marzo a Tokyo i gruppi anti-nucleari giapponesi hanno organizzato un raduno di 30 mila persone, che urlando gli slogan "No all'elettricità nucleare!" e "Proteggiamo il futuro dei bambini!" sono sfilate nei pressi della sede del premier e della Dieta. In seguito, Abe ha ribadito che il governo del paese porterà avanti il lavoro di riavvio delle centrali nucleari sulla base di severe verifiche.

  

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