Putin: firma ordine presidenziale che riconosce l'indipendenza della Crimea
  2014-03-19 14:22:59  cri

Il 16 marzo, la Crimea ha tenuto un referendum da cui è emerso che il 96,6% degli elettori ha sostenuto l'adesione della repubblica autonoma alla Federazione Russa. Il 17 marzo, il Parlamento ha annunciato l'indipendenza del paese, che si è autonominato "Repubblica di Crimea", avanzando alla Federazione russa la richiesta di adesione in veste di nazione autonoma. Si è trattato di una pietra lanciata in acqua, che ha sollevato mille increspature. Questa decisione ha ottenuto il riconoscimento della Russia, ma è osteggiata dall'Ue, dagli Usa e dall'Ucraina, ed è dalla fine della "guerra fredda" - agli inizi degli anni 90 del secolo scorso - che le relazioni tra la Russia, Usa e Ue non hanno incontrato simili difficoltà.

Sin dalla dichiarazione d'indipendenza da parte della Crimea, il 17 marzo, il presidente del parlamento ucraino e presidente del paese ad interim, Oleksander Turchynov, ha affermato che l'Ucraina si è preparata a tenere delle trattative sul destino della penisola di Crimea con le parti interessate, ma non riconoscerà la possibilità che questa venga annessa da paesi terzi, né accetterà il risultato del referendum sullo status della Crimea. Turchynov ha aggiunto che l'Ucraina s'impegnerà ad evitare scontri e possibilità di morti e feriti, ma anche che essa stessa è sotto minaccia militare, per cui è stato necessario firmare un'ordinanza sulla mobilitazione regionale. Al momento, molti ucraini sono disposti ad arruolarsi nelle fila dell'esercito per difendere la sicurezza nazionale.

Inoltre, gli Stati Uniti hanno tenuto una posizione ferma. Il 17 marzo, il presidente americano, Barack Obama, ha firmato un'ordinanza che mette in atto delle sanzioni - tra cui il divieto di visto e il congelamento dei beni - per 7 funzionari russi e 4 ucraini chi hanno violato la sovranità e l'integrità territoriale ucraina. A questo proposito, Obama ha affermato che si tratta di un provvedimento di riposta all'intervento militare russo che ha attentato alla sovranità e all'integrità territoriale del paese.

Contemporaneamente, il 17 marzo, l'Ue ha tenuto una riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles, per valutare la situazione in Ucraina. Dalla riunione è emerso nuovamente che l'unione non riconosce la validità del referendum che si è svolto in Crimea, e critica la decisione dell'Ucraina di impedire l'ingresso dei rappresentanti delle Nazioni Unite e dell'Ue nella penisola di Crimea. Nel corso di una conferenza di stampa a margine dell'incontro, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, ha indicato che la Russia sta concentrando un numero sempre maggiore di mezzi militari vicino alla Crimea, ignorando completamente i numerosi appelli con cui l'Ue le ha chiesto di dialogare con l'Ucraina.

Inoltre, un altro importante tema discusso in occasione di questa riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue ha riguardato le modalità di attuazione delle sanzioni nei confronti della Russia e della Crimea. Queste non saranno imposte a livello governativo, bensì dirette ai 21 leader russi e ucraini direttamente responsabili dell'organizzazione e della gestione del referendum.

Le sanzioni riguardano il congelamento dei loro beni all'interno dell'Ue e il divieto di accesso nei paesi membri. Tali provvedimenti però non terrorizzano la Russia. La dichiarazione rilasciata dopo la riunione ha sottolineato che, pur se l'Ue presta molta attenzione alle relazioni bilaterali con la Russia, se quest'ultima continuerà a mostrare rigidità sul problema ucraino, l'Unione europea continuerà a porre in atto sanzioni economiche nei confronti della Russia. L'Ue ha dunque invitato la Russia a continuare a lavorare allo sviluppo di un partenariato strategico e di non isolarsi a causa delle sue scelte in ambito economico e di politica internazionale.

Pur con la presenza di questi problemi, l'Ue ritiene che esista ancora la possibilità di imporre un cambio di rotta alla situazione di crisi in Ucraina. La chiave sarà nel comportamento che adotterà la Russia. Se quest'ultima mostrerà la sua buona volontà ritirando le truppe inviate in Crimea, e si siederà al tavolo dei negoziati, l'Ue offrirà maggiore sostegno ad entrambe le parti.

Per quanto riguarda il risultato del referendum, la risposta della Russia è stata veloce. La sera del 17 marzo, Putin ha firmato un'ordinanza presidenziale con cui riconosce alla Crimea lo status di paese indipendente. L'ordinanza ha indicato che, in accordo al risultato del referendum tenutosi il giorno precedente, la Russia riconosce che la Crimea è un paese indipendente che ha ottenuto la propria sovranità e che, allo stesso tempo, Sebastopoli diventerà una città a "statuto speciale" della Repubblica di Crimea. Inoltre, alle 19:00 del 18 marzo, ora di Pechino, Putin esporrà la propria posizione all'Assemblea federale russa sull'adesione della Crimea alla federazione.

Il 17 marzo, il Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione, indicando la volontà da parte della Russia di rivolgere un appello alla comunità internazionale, affinché sia rispettato il diritto della Crimea a decidere del proprio destino, in base ai risultati del referendum appena svolto. La Russia consiglia d'istituire un gruppo par avviare contatti con l'Ucraina, che sia accettato e sostenuto da tutte le forze politiche del paese, e che attui al più presto un accordo di mediazione per la crisi, promuova le riforme costituzionali, e stabilisca il russo come seconda lingua ufficiale in Ucraina.

Anche se la maggior parte dei paesi - tra cui l'Ucraina stessa - rifiuta di riconoscere il risultato del referendum, insieme alla situazione che si è venuta a creare dopo la dichiarazione d'indipendenza, il premier della Crimea, Sergei Aksenov, si è mostrato molto fiducioso: "Senza dubbio, abbiamo vinto. Tutto sarà attuato secondo il nostro progetto. Adesso abbiamo bisogno di stabilizzare il sistema finanziario, stabilire il parametro di conversione tra la nostra valuta e quella russa e discutere della questione inerente alla sicurezza energetica dei due paesi."

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