Israele: criticata per la costruzione degli insediamenti nel periodo dei colloqui di pace
  2014-05-05 14:10:21  cri

 

Dopo una durata di 9 mesi, il 29 aprile sono terminati i colloqui di pace tra Israele e Palestina. Secondo i dati pubblicati dall'organizzazione non governativa israeliana "Peace Now", durante il periodo di svolgimento dei colloqui Israele ha continuato a costruire insediamenti a una velocità senza precedenti. Lo stesso giorno, il capo negoziatore israeliano, Saeb Erekat, ha criticato Israele per aver sabotato volutamente i colloqui di pace, e il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha ribadito le condizioni per la continuazione dei colloqui.

Il 29 aprile, l'organizzazione non governativa israeliana "Peace Now" ha pubblicato un rapporto, stando al quale, nel periodo di 9 mesi dei colloqui di pace tra Israele e Palestina, dal luglio scorso ad aprile di quest'anno, Israele ha approvato un piano di costruzione di quasi 14000 unità abitative negli insediamenti al di fuori dei confini precedenti la guerra del 1967, inclusivo dell'appalto per la costruzione di 4868 unità abitative negli insediamenti e dell'approvazione del piano di costruzione di 8938 potenziali unità abitative negli insediamenti.

Stando al rapporto, si tratta di dati senza precedenti che dimostrano che in media viene approvato un piano di costruzione di 50 unità abitative al giorno o 1540 unità abitative al mese all'interno degli insediamenti. Il problema degli insediamenti è sempre stato uno dei principali ostacoli ai colloqui di pace tra Palestina e Israele. La parte palestinese persiste nel sostenere che il futuro Stato di Palestina dovrà consistere nel territorio compreso entro i confini precedenti la guerra del 1967, con Gerusalemme Est come capitale, e la parte israeliana persiste nel sostenere il diritto di costruzione degli insediamenti. Le due parti sono finite in una situazione di stallo, facendo sì che anche i colloqui di pace 2010 cadessero in fase di stallo. L'anno scorso, dopo il riavvio dei colloqui di pace, Israele ha rilasciato in tre volte 78 palestinesi arrestati. Ma al momento di ogni rilascio, ha pubblicato un nuovo appalto o piano di costruzione di unità abitative negli insediamenti, a dimostrazione che la costruzione degli insediamenti non verrà sospesa.

Il 29 aprile, il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat, ha criticato Israele per aver sabotato volutamente i colloqui di pace, aggiungendo che Israele non ha mai dato ai colloqui di pace la possibilità di concludersi con successo. Erekat ha affermato che la costruzione degli insediamenti nel territorio occupato, l'uccisione dei palestinesi e la demolizione di centinaia e migliaia di unità abitative palestinesi non indicano volontà di porre fine all'occupazione, e che al contrario il governo israeliano spera di annettere il territorio palestinese, e che i 9 mesi dei colloqui di pace sono stati utilizzati soltanto per consolidare il sistema d'isolamento della Palestina.

Lo stesso giorno, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha affermato che determinare il confine del futuro Stato palestinese è la condizione indispensabile per la realizzazione della pace. Egli ha annunciato che la parte palestinese persiste nel chiarire i confini di entrambe le parti, e che venendo a mancare questa condizione la pace non potrà essere raggiunta. Abbas ha ribadito che se Israele vuole continuare i colloqui di pace deve rilasciare i palestinesi arrestati, congelare la costruzione degli insediamenti e discutere il problema del confine entro i prossimi tre mesi, fermando completamente le attività di costruzione degli insediamenti durante questo periodo.

Il 29 aprile, il governo israeliano non ha rilasciato commenti in merito alla scadenza dei colloqui di pace. Tuttavia, nel corso del dibattito pubblico del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'ambasciatore israeliano presso l'Onu Ron Prosor ha continuato ad accusare la riconciliazione interna della Palestina quale causa del fallimento dei colloqui di pace.

I colloqui di pace tra le due parti non sono riusciti a fare passi avanti nell'arco di 9 mesi, e nell'ultimo mese si sono trovati di fronte a molte difficoltà. La mancata liberazione da parte di Israele del quarto gruppo di palestinesi arrestati e il riavvio degli sforzi per partecipare alle organizzazioni internazionali da parte della Palestina hanno condotto i negoziati sulla strada del fallimento. Il 23, il Movimento di Liberazione nazionale palestinese (Fatah) e il Movimento di Resistenza Islamica palestinese (Hamas) hanno annunciato di aver raggiunto un accordo di riconciliazione, affermando di voler formare un governo di coalizione nel giro di 5 settimane e di tenere le elezioni entro 6 mesi. Successivamente, il 24 aprile, Israele ha annunciato la sospensione dei colloqui di pace, affermando che Hamas continua a volere l'eliminazione di Israele e che la parte israeliana non negozierà con un governo palestinese di cui Hamas è rappresentante.

Anche se la serie di mosse delle due parti hanno fatto cadere i colloqui di pace in una situazione di stallo prima della scadenza, entrambe le parti non hanno rifiutato del tutto la possibilità della continuazione delle trattative, e il principale promotore dei colloqui di pace, gli Usa, ha espresso che continuerà a impegnarsi per i colloqui di pace. Il Segretario di Stato americano John Kerry ha affermato che sebbene il processo dei colloqui di pace sia al momento venuto al nodo della "lotta e interruzione", esso non è tuttavia fallito completamente. In tale situazione, se gli Usa riusciranno a trovare il modo per far accettare un compromesso a entrambe le parti palestinese e israeliana, potrà ancora esserci una possibilità di continuazione dei colloqui di pace. Naturalmente, è possibile immaginare la difficoltà di tale processo.

     

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