Iraq: Forze armate antigovernative si avvicinano a Baghdad, paesi vicini preoccupati per lo straripamento del caos nei loro territori
  2014-06-16 15:55:21  cri

 

Le forze di sicurezza irachene si stanno attualmente scontrando con violenza con le forze militari antigovernative a Samarra, a 110 km da Baghdad, e gli scontri stanno giungendo fino ai pressi di Baghdad. Le forze armate antigovernative hanno occupato il Consolato generale turco a Mosul in Iraq, rapendo 49 diplomatici, incluso il console generale, i loro familiari e guardie del corpo, e la parte turca ha dichiarato che si vendicherà. Ecco di seguito il nostro servizio in merito:

"Spero che l'attuale situazione che minaccia il destino della nazione possa unire i leader delle varie fazioni in Iraq."

Il ministro degli Esteri iracheno Hoshiar Mahmoud al-Zibari ha fatto la dichiarazione suddetta durante un'intervista in merito alle vittorie consecutive del gruppo estremista lo "Stato islamico dell'Iraq e del Levante". I fatti rimangono tuttavia ancora insoddisfacenti, e la lotta tra le varie forze politiche continua ancora.

Secondo quanto reso noto da Reuters, dopo che le forze di sicurezza dell'Iraq si è ritirato dalla città di Kirkuk, ricca di petrolio, le milizie popolari curde "Peshmerga" che abitano nel nord dell'Iraq hanno riempito rapidamente "il vuoto delle forze militari", prendendo d'assedio la città il 12 giugno.

Dall'altro lato, lo "Stato islamico dell'Iraq e del Levante" si sta avvicinando attivamente alla capitale Baghdad. Dopo aver occupato il capoluogo della Provincia di Salah ad Din, Tikrit, le forze armate hanno iniziato i combattimenti con le forze di sicurezza nella città di Samarra, a 110 chilometri di distanza da Baghdad.

Di fronte alla grave situazione, il premier iracheno Nuri al-Maliki aveva espresso la speranza che il parlamento dichiarasse lo stato d'emergenza nazionale. Ma dal momento che i presenti erano al di sotto dei requisiti richiesti dalla legge, il 12 il parlamento iracheno ha rinviato la votazione per lo stato d'emergenza. In merito alla situazione caotica dell'Iraq, l'ex ambasciatore americano in Iraq James Jeffry ha affermato:

"Non è più una questione di caos, ciò che ora è successo, per gli iracheni, le politiche degli USA e per tutta la regione costituisce un disastro. La situazione è molto pericolosa, sembra che nessuno sia in grado di vincere contro queste persone (lo "Stato islamico dell'Iraq e del Levante")."

In precedenza alcuni critici avevano avvertito che la ritirata frettolosa delle truppe Usa dall'Iraq, in cui il governo centrale era indebolito dopo la guerra e che mancava di forze di autodifesa, sarebbe equivalso a far sì che l'Iraq lasciasse aperte le porte ai rapinatori. L'attuale situazione sempre più tesa dell'Iraq sembra aver creato dell'imbarazzo alla politica diplomatica del governo Obama. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli USA Susan Rice ha affermato:

"Dobbiamo rafforzare la capacità di contrastare il terrorismo dei paesi partner fornendo loro l'addestramento e le armi necessarie."

L'effetto straripamento di un Iraq sprofondato nel caos fa aumentare ancora di più la preoccupazione del mondo esterno. Una mappa territoriale del cosiddetto "Stato islamico dell'Iraq e del Levante" diffusa sulla rete mostra che il suo "territorio" include anche altri paesi oltre all'Iraq e alla Siria.

Oltre ad aver preoccupato il Kuwait, Stato confinante al sud, lo "Stato islamico dell'Iraq e del Levante" ha anche occupato il Consolato generale turco a Mosul in Iraq, rapendo 49 diplomatici, incluso il console generale, i loro familiari e guardie del corpo, il che ha toccato il nervo sensibile di questo paese confinante al nord dell'Iraq. Il sito web del Ministero degli Esteri turco ha pubblicato una notizia, affermando che "se la situazione andrà verso una direzione non soddisfacente, la Turchia adotterà tutte le misure possibili."

In merito all'attuale situazione e all'appello rivolto dall'interno del Paese al mondo esterno per la lotta militare contro le forze armate, l'ex premier iracheno Ayad Allawi ha affermato:

"Ritengo che quest'azione equivalga a gettare benzina sul fuoco. La comunità internazionale deve trovare altre alternative, ed evitare di far ricorso all'intervento militare. Se avesse veramente la capacità e l'intenzione di far uscire dal caos tutta la regione, soprattutto l'Iraq, dovrebbe evitare l'intervento militare, in particolare evitare di fare la guerra in Iraq e nelle regioni circostanti!"

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