Cina: serie riflessioni dopo il successo delle candidature a Patrimonio culturale dell'Unesco
  2014-06-25 14:04:46  cri

 

Il 23 giugno, durante la 38esima conferenza del Comitato del Patrimonio Mondiale, in corso a Doha, capitale del Qatar, è stata esaminata e approvata la seconda fase del progetto del "Paesaggio carsico della Cina meridionale". Durante i lavori, il "Grande Canale imperiale cinese" e la "Via della Seta: rete stradale tra Chang'an e il corridoio Tianshan" sono stati inseriti nella lista del Patrimonio mondiale. Il totale dei patrimoni mondiali della Cina si piazza così al secondo posto nel mondo, subito dopo l'Italia. Di seguito, come proteggere e valorizzare questi preziosi patrimoni culturali è diventato un problema focale.

Il successo delle candidature a patrimonio mondiale della Cina riflette il pieno riconoscimento mondiale del valore della cultura cinese e del lavoro di tutela collegato, e ha un significato molto positivo; tuttavia, sotto un altro aspetto, dopo il successo delle candidature, la frequente comparsa di casi di eccessivo sfruttamento dei patrimoni è molto preoccupante. Il direttore della Facoltà di Storia dell'Istituto di Scienze Umane dell'Università Normale di Shanghai, Su Zhiliang, afferma in merito:

"Adesso effettivamente certi governi locali fanno della candidatura a patrimonio mondiale un risultato politico. Al successo della candidatura segue un eccessivo sfruttamento, come l'aumento del costo dei biglietti di ingresso e lo sfruttamento commerciale, che distruggono i siti rimasti".

I vantaggi economici arrecati dalla nomina a patrimonio mondiale sono evidenti, ma, sotto un altro aspetto, l'eccessivo sfruttamento pone i patrimoni in una situazione di pericolo. Per quanto riguarda le Grotte di Mogao, per via dei troppi turisti, gli affreschi scoloriscono e si sfaldano. In alcuni decenni, i danni artificiali subiti dalle grotte hanno superato quelli dell'erosione naturale degli ultimi mille anni.

Dopo il successo delle candidature, lo sfruttamento commerciale e la costruzione turistica dei siti avanzano a passi da gigante, il che contrasta naturalmente con la tutela dei patrimoni culturali esistenti. Di fronte a questa contraddizione, il commentatore culturale, Tan Fei, indica che il punto di equilibrio è che la "tutela" deve venire prima e va privilegiata, e che lo "sfruttamento" va ridotto.

"La candidatura a patrimonio mondiale mira alla tutela, in modo da immettere maggiori risorse sociali nella tutela del patrimonio culturale mondiale, tuttavia molte località considerano la candidatura come una gallina dalle uova d'oro, e spendono delle somme enormi per questo. Quindi è naturale che con il successo della candidatura vogliano dei profitti commerciali. Non c'è nulla di male in questo, ma l'equilibrio più importante sta nel fatto che, primo, i patrimoni vengano meglio tutelati; e secondo, ottengano un certo grado di sviluppo e attenzione. Questo ordine non può essere invertito."

Secondo Tan Fei, per tutelare in modo migliore il patrimonio culturale, bisogna fare buon uso della spada della legge.

"Dopo la candidatura, invece, alcuni patrimoni culturali mondiali non vengono protetti come prima. Penso che tutto debba essere fatto in conformità alla legge, la Legge sulla protezione dei beni culturali va rispettata, e il commercio non va posto al di sopra della legge."

Il direttore della Facoltà di Storia dell'Istituto di Scienze Umane dell'Università Normale di Shanghai, Su Zhiliang, aggiunge che la vigilanza pubblica è un'altra arma per proteggere il patrimonio culturale.

"Secondo me, bisogna anche mobilitare le forze sociali. I dipartimenti di tutela dei patrimoni culturali sono responsabili della protezione; i media devono sorvegliare, e gli esperti e gli abitanti di città e villaggi devono partecipare alla supervisione. Per quanto riguarda le zone perno dei patrimoni, occorre assicurare la protezione. Per esempio, se sulla via della seta si vogliono sviluppare delle nuove città, lo si può fare solo in nuove località, senza distruggere i quartieri storici delle vecchie città. Queste lezioni dolorose sono troppe per il nostro paese."

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