Nella lingua cinese c’ è l’espressione “un
sogno di Nanke” per indicare
il mondo dei sogni o una
fantasia irrealizzabile,
derivata dalla “Biografia
del prefetto di Nanke” di Li
Gongzuo, uno scrittore vissuto
nel 9° secolo al tempo della
dinastia Tang.
Secondo la biografia, un tale chiamato Chun Yufen
amava molto bere. Nel cortile
della sua casa si trovava un
grande albero di acacia, che
offriva un bel fresco durante
le sere d’ estate, quando
spirava la brezza, la luna
brillava e le stelle
punteggiavano il cielo.
Il giorno del suo compleanno, parenti e amici
vennero a fare gli auguri a
Chen, che molto felice, si
mise a bere. La sera parenti e
amici tornarono a casa, e
questi, pressochè ubrico, andò
sotto l’albero a prendere il
fresco e pian piano si
addormentò.
Nel sogno fu invitato da due ministri ad entrare
nell’ incavo dell’albero,
dove il tempo era sereno e
brillava bel sole: si trattava
di un altro mondo, il Paese
delle Acacie. Chun Yufen capitò
proprio mentre nella capitale
si tenevano gli esami per la
scelta dei funzionari. Si
iscrisse e partecipò a tre
esami, compilando facilmente
tre temi. Comunicati i
risaltati, egli risultò
primo. In seguito
l’imperatore lo esaminò di
persona e trovandolo prestante
e coraggioso ne fu molto
felice, nominandolo Zhuangyuan,
ossia primo all’esame
imperiale, e dandogli in
moglie una principessa. Chen
divenne quindi genero
dell’imperatore, e la storia
fu sulla bocca di tutti nella
capitale.
Dopo il matrimonio marito e moglie vivevano in
perfetta armonia. Poco dopo
l’imperatore nominò Chun
Yufen prefetto di Nanke.
Questi si mise a lavorare con
impegno e ad amare la
popolazione, recandosi spesso
sul territorio ad indagare
l’operato dei suoi
subalterni. Grazie a ciò
l’amministrazione divenne
ovunque onesta ed efficace,
cosa molto apprezzata dalla
popolazione. Passati
trent’anni, Chun Yufen era
ormai famoso in tutto il paese
per i suoi meriti. Allora
aveva già 5 figli e 2 figlie
ed era del tutto felice.
L’imperatore volle in più
occasioni trasferirlo nella
capitale e promuoverlo ad un
alto incarico, tuttavia
saputolo la popolazione locale
scese per strada, bloccando il
suo cocchio a cavalli in modo
rimanesse a Nanke. Commosso
dall’affetto popolare, Chun
Yufen decise di rimanere,
spiegandone il motivo
all’imperatore, che
ammirando i suoi meriti gli
donò in ricompensa molto oro
e argento.
Un anno il Paese del Glicini aggredì il Paese
delle Acacie. I generali di
quest’ultimo risposero
all’aggressione, tuttavia
vennero inaspettatamente
sconfitti. La notizia venne
trasmessa alla capitale,
scuotendo l’imperatore, che
riunì tutti i funzionari
civili e militari per
discutere le contromisure.
Saputo delle successive
sconfitte in prima linea
e dell’approssimarsi
alla capitale dei feroci
nemici, i ministri si
scolorarono in viso,
guardandosi a vicenda senza
sapere cosa fare.
Visto l’atteggiamento dei ministri,
l’imperatore gridò
incollerito :“Vivete
in ottime condizioni, godendo
di ogni onore, ma quando il
paese è in difficoltà
diventate delle zucche vuote!
Vigliacchi, a cosa servite?”
Allora il primo ministro pensò a Chun Yufen,
prefetto di Nanke, dai grandi
meriti, proponendolo
all’imperatore, che gli
ordinò subito di porsi alla
guida delle truppe scelte
dell’intero paese nella
lotta contro il nemico.
Ricevuto l’ordine imperiale, Chun Yufen andò
subito al fronte a combattere,
tuttavia non sapendo nulla di
strategia militare, appena
incontrato il nemico andò
incontro ad una sconfitta
totale, sfuggendo egli stesso
per poco alla cattura. Saputa
la notizia, l’imperatore,
molto deluso, ordinò di
privare di ogni incarico Chun
Yufen, riducendolo a comune
cittadino e rimandandolo al
suo paese natale. Costui,
pensando che il prestigio di
una vita era andato distrutto
in un momento, pieno di
vergogna e furore, lanciò un
grido, svegliandosi dal sonno.
Cercando il Paese delle Acacie
sulla traccia del sogno, scoprì
invece che sotto l’albero di
acacia c’era una cavità
dove viveva una colonia di
formiche che l’avevano morso.
“Un sogno di Nanke” a
volte indica anche che la vita
è un sogno, e che ricchezza,
nobiltà e potenza sono mere
illusioni.
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