Francesco Maringiò: le pratiche degli Usa sono sbagliate e pericolose

2019-12-09 17:25:49
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Recentemente il Congresso degli Stati Uniti ha approvato i cosiddetti disegni di legge relativi a Hong Kong e al Xinjiang. L’esperto italiano di questioni cinesi, presidente dell’Associazione di promozione Italia-Cina della BRI, Francesco Maringiò, ha affermato in un’intervista che le pratiche degli Usa sono sbagliate e pericolose.

Francesco Maringiò ha affermato che, negli ultimi mesi, le manifestazioni a Hong Kong si sono trasformate in disordini violenti e che i manifestanti hanno attaccato deliberatamente persone innocenti, danneggiato strutture pubbliche e organismi governativi. Le attività violente vanno ben oltre gli scopi pacifici, e verrebbero fermate e condannate in qualsiasi paese, per non parlare del fatto che ci sono già molte prove che queste manifestazioni sono incitate e supportate da forze esterne.

“Questo oramai è del tutto evidente. Io penso che sia un errore da parte dell’Occidente voltarsi dall’altra parte e continuare a dare una rappresentazione semplificata dei problemi di Hong Kong, come se da un lato ci fossero delle normali proteste democratiche e, dall’altro lato, ci fosse un governo che non vuole ascoltare le proteste. Ci sono invece delle influenze straniere ed è ovvio e legittimo che uno Stato impedisca una rivolta nel proprio Paese alimentata dall’esterno” .

Lo scorso mese il Congresso degli Usa ha approvato lo “Hong Kong Human Rights and Democracy Act” firmato dal presidente americano, che ha rappresentato una grave ingerenza negli affari di Hong Kong e negli affari interni della Cina e ha violato gravemente le norme fondamentali del diritto internazionale e delle relazioni internazionali.

“Praticamente aggiunge una dimensione ideologica a una campagna che ha già altri aspetti e che gli Stati Uniti stanno portando [avanti] contro la Cina. Abbiamo il tema dei dazi e, quindi, il tema del commercio; abbiamo il tema dei dati, abbiamo il tema degli investimenti, abbiamo il tema delle persone. Dopo aver aperto questi fronti di lotta, adesso c’è un fronte eminentemente più ideologico. Cioè un’ingerenza interna alla questione cinese. Si è passati ad altri aspetti che puntano a separare sempre di più gli Stati Uniti dalla Cina e dal resto del mondo. Possiamo definire questo processo come una de-globalizzazione, ma il risultato può essere pericoloso perché può creare le condizioni, davvero, per un inasprirsi delle relazioni internazionali e quindi per la guerra” .

Secondo Maringiò, le manifestazioni violente sono un fenomeno che ha luogo in ogni parte del mondo e fermare le violenze e riportare l’ordine nel caos sono responsabilità di ogni governo. Non si possono adottare due pesi e due misure.

“Perché, invece, abbiamo in Europa una continua repressione dei manifestanti a Parigi, che da più di un anno protestano, eppure nessuno condanna il presidente francese? Abbiamo delle rivolte che succedono in America Latina e tutti considerano questo una questione interna a questi Paesi. Non si capisce come mai, invece, sulla questione di Hong Kong non si voglia rispettare il principio di non ingerenza. E questo aiuterebbe a capire che, ovviamente, la priorità per Pechino è fermare le rivolte e tornare a una situazione pacifica. C’è da stupirsi di chi si stupisca di questa cosa”.

Recentemente il Congresso degli Stati Uniti ha approvato anche il cosiddetto “Xinjiang Uygur Human Rights Act of 2019” che ha denigrato deliberatamente la situazione dei diritti umani nel Xinjiang e discreditato gli sforzi della Cina per combattere il terrorismo e l’estremismo. Francesco Maringiò ha detto che proprio dalla sua osservazione personale, la Cina non ha condotto alcuna repressione nei confronti di nessuna minoranza etnica, e gli Usa hanno distorto il lavoro anti-terrorismo e contro l’estremismo presentandolo come una repressione delle minoranze etniche. Tale comportamento non è solo sbagliato, ma anche pericoloso.

“Noi ci ricordiamo che pochi anni fa, per molto meno, in alcuni Paesi mediorientali è davvero scattato un meccanismo di radicalizzazione delle persone e dei combattenti e, quindi, questo ha incrementato la guerra e ha incrementato i problemi sul piano internazionale. E quindi lanciare queste campagne in questo modo, con questo taglio, io penso sia molto pericoloso. Per quel poco che vale, mi appello all’intelligenza di tutti a ritornare a una dimensione di confronto e approfondimento, e non di campagne mediatiche”.


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