Dalla storia dell’influenza spagnola si può vedere il metodo Usa di incolpare altri paesi

Gli americani hanno una storia ignominiosa nello spostare la colpa di una pandemia che iniziò negli Stati Uniti nel 1918, che si diffuse in Europa e nel resto del mondo e che fu denominata come “l’influenza spagnola”, portando vergogna alla Spagna.

Lo storico americano John M. Barry ha trascorso molto tempo a studiare questo periodo storico di oltre di 100 anni fa e ha scritto il libro “The great influenza，the story of the deadliest pandemic in history”. Nel suo libro Barry ha sottolineato che nel marzo 1918 scoppiò improvvisamente un’influenza in un campo militare del Kansas negli Stati Uniti. Il “paziente zero” era un cuoco militare americano; in meno di tre settimane, più di 1.100 persone si ammalarono gravemente e 38 persero la vita. Successivamente, con lo spostamento del personale e il trasporto di materiali militari l’influenza si diffuse rapidamente in tutti gli Stati Uniti, nel continente europeo e persino in Estremo Oriente.

Cento anni dopo, l’OMS ha emesso nuove linee guida per la denominazione delle malattie, secondo cui è necessario “evitare di offendere qualsiasi gruppo culturale, sociale, statale, regionale, professionale o etnico”, l’OMS ha anche consigliato, in particolare, di non denominare le malattie con il nome di un paese.

In oltre un anno trascorso dall’inizio della pandemia di Covid-19, i politici statunitensi hanno etichettato il nuovo coronavirus con l’intenzione di gettare discredito su altri paesi e hanno diffuso il loro “virus politico” continuando a gettare la colpa sugli altri. Tutto il mondo può rendersi conto di come la volontà e l’uso degli Stati Uniti di incolpare gli altri non sia cambiata minimamente.